Daniela Mimmi
I teatri ripartono timidamente, ma la cultura è socialità
Daniela Mimmi - 16 ottobre 2020
I teatri riaprono e la cultura riparte, anche se non proprio in quarta. Non sta proprio succedendo quello che tutti avremmo immaginato quando in marzo ci hanno chiuso in casa e ci hanno tolto tutto, lascandoci solo computer e televisione. Adesso si può andare a teatro, ma la gente non fa a gara per accaparrarsi l’agognato biglietto. Gli abbonamenti non esistono più (scelta comune di tutti i teatri: non si sa cosa può succedere da un giorno all’altro) e non è più così automatico andare quella sera a teatro, seguire quella stagione dall’inizio alla fine. Adesso si sceglie e si acquista, spesso dal computer. Il Teatro Comunale e il Teatro Cristallo si riempiono di nuovo, ma il primo con 400 posti invece degli 850, il secondo con 200 invece dei 350, così come all’Auditorium. Al Carambolage entrano solo 39 persone e non più 99 come gli altri anni. Nonostante i pochi posti, i teatri fanno fatica a registrare il tutto esaurito: la gente ha ancora paura a uscire e in molti non sono ancora usciti dallo stato di letargia imposto dal lockdown. C’è ancora qualcuno che “sta bene a casa”. La cultura quest’anno è ripartita in modo strano. Da una parte c’è Paolo Rossi che scorrazza per la città con il suo carrozzone colorato per tentare di fare un teatro senza “quarta parete”, ovvero quel velo invisibile che separa l’attore dalle spettatore. Che invece, secondo noi, è il fascino del teatro. Dall’altra ci sono stagioni dimezzate. Come quella dell’orchestra Haydn che è un’orchestra sinfonica di 80 elementi che non può suonare l’ottava Sinfonia di Bruckner perchè sul palco dell’Auditorium adesso possono starci solo 30-35 musicisti. Quindi niente Mahler o Bruckner, ma Mozart e Haydn. E non è la stessa cosa. Si sceglie il testo o lo spettacolo da mettere in scena in base all’ampiezza del palco e il numero degli attori o musicisti che possono stare distanziati in quello spazio, misurato al centimetro da uffici tecnici specializzati. Al Carambolage hanno trovato un testo, Drosseln, che resta in scena fino al 15 ottobre, in cui ci sono tre attori sempre separati uno dall’altro e che non si incontrano mai. Ma non è stato facile. E le commedie future? Tante stagioni partono, ma non si sa dove arrivano e come ci arrivano. La programmazione dell’Orchestra Haydn arriva solo a gennaio 2021, come quella del Carambolage. Il Teatro Stabile ha invece fatto tutti i compiti e programmato l’intera stagione nei minimi dettagli fino alla chiusura, dal 5 novembre al 9 maggio e lo stesso ha fatto il Cristallo, fino al 22 aprile. Ma si potranno portare in scena tutti gli spettacoli programmati? Se richiudono i teatri? Se arrivano altre misure restrittive, come è nell’aria? Se si ammala qualcuno di una compagnia? Le incognite sono tante e i direttori artistici di tutti i teatri sono senza certezze e tutti con la loro drammatica spada di Damocle sulla testa. E come loro, lo sono gli spettatori disorientati. Da una parte c’è voglia di teatro e di musica, dall’altra c’è la paura che frena. Quello dello spettacolo è un settore messo crudelmente in ginocchio dalla pandemia ed è giusto aiutarlo. La maggior parte degli attori e musicisti non lavora da marzo, non hanno più uno stipendio da portare a casa, non sanno cosa ne sarà della loro vita, delle loro carriere, del loro futuro. E la stessa cosa per tutto il variegato mondo che vive dietro le quinte di un qualsiasi spettacolo o di un qualsiasi set: registi, costumisti, sceneggiatori, sarti, truccatori, addetti stampa. E poi i camionisti, i tecnici, le maschere... Bisogna uscire, andare a teatro (in tutta sicurezza), andare ai concerti, sfidare la pigrizia che si è impadronita di molti dal lockdown, e le paure che ci hanno avvolto come un mantello caldo (e molto pericoloso) negli ultimi sette mesi. La mancanza di cultura crea l’ignoranza e l’ignorante è facilmente manipolato e manipolabile. La cultura dà gioia e in questo momento tragico e drammatico, abbiamo tutti bisogno di scrollarci di dosso la tristezza. La cultura è socialità: si esce anche per vedere gente, per scambiare opinioni sugli spettacoli visti, per trovare amici persi di vista. La cultura fa parte dell’essere umano, praticamente da quando è nato l’uomo. La cultura è l’unica cosa che ci differenzia dagli animali. Senza la cultura, la musica, il teatro, il cinema, l’arte, il mondo sarebbe un luogo triste, tetro, un mondo di esseri grigi, tristi, ignoranti e manipolabili che non hanno più voce per contestare, criticare, costruire, creare delle idee, dei progetti. In poche parole esseri che non sanno più vivere e, peggio ancora, che non sanno più sognare.
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