Du courage mes amis, ce n'est qu'un debut, continuons le combat.
Ciao a tutti.
Talvolta, di questi tempi, si leggono anche articoli che parlano dell’Africa e della catastrofe da Covid- 19 che incombe laggiuÌ€. Vorrei allora mettervi un po’ al corrente della situazione, di quello che accade in generale e nei progetti di WeWorld-GVC, dato che sono in contatto quasi quotidiano con il Burkina, il Burundi, il Niger e poi con Bologna per quanto riguarda i piani di contingenza di Mozambico, Kenya e Tanzania.
Tra i tanti, c’eÌ€ un sito della Repubblica che aggiorna in tempo reale la situazione dei casi confermati e dei morti nel mondo. EÌ€ impressionante vedere l’esplosione di rosso dall’oriente all’America nell’emisfero settentrionale al confronto del nero profondo dell’Africa sub sahariana. Alla data di ieri (13 aprile) pochi i casi confermati, insignificante il numero dei decessi. 27 in Burkina, 13 in Niger, 3 in Etiopia, 1 in Burundi, 0 in Ruanda e via cosiÌ€. Questo eÌ€ il link:
https://www.repubblica.it/esteri/2020/01/27/news/cina_la_mappa_della_diffusione_del_nuovo_c oronavirus-246928969/?ref=RHPPRT-BH-I252473852-C4-P1-S2.4-F4&refresh_ce
Tutti gli stati si stanno comunque preparando: hanno diffuso piani di contingenza e protocolli, stanno formando il personale, distribuendo strumenti di protezione per gli operatori sanitari, promuovendo misure di prevenzione. Niente mascherine chirurgiche, niente clausura neÌ distanziamento sociale. Impraticabile in Africa e incontrollabile. LaÌ€ dove ci riescono (per esempio nei mercati delle grandi cittaÌ€) le ricadute sul reddito sono disastrose e insostenibili. E comunque la popolazione non ha ancora alcuna percezione del rischio potenziale, come non ce l’avevamo noi in febbraio.
Le ONG, e anche WW-GVC, stanno rimodulando tutti i programmi, riducendo, rimandando o annullando determinate attività. Giorno dopo giorno ci sentiamo con gli staff in loco per monitorare la situazione, che però è ancora tranquilla.
Nei campi di rifugiati che gestiamo noi, in Burundi e nella Beqaa, e che conosco personalmente, la vita si svolge normalmente. Nessun problema relativo all’accesso all’acqua e al cibo, sovraffollamento ancora gestibile, protocolli di controllo giaÌ€ operativi nei centri di salute, materiali di protezione giaÌ€ distribuiti, promozione e sensibilizzazione della popolazione dei campi sui temi dell’igiene giaÌ€ in corso. Sono in stretto contatto con queste realtaÌ€ e per il momento non c’eÌ€ ombra di allarme da virus, se non tra i cooperanti.
Come mai il Covid-19 non ha ancora colpito l’Africa con la stessa velocitaÌ€ di diffusione e di letalitaÌ€ che in Europa o in America? Per ora solo ipotesi, che ho raccolto qua e laÌ€, e che vi riassumo:
1) Certamente vengono fatti pochi esami, quindi probabilmente la situazione eÌ€ sottostimata. Ma nei “nostri” campi lo so con certezza che il Covid-19 non eÌ€ ancora arrivato. Inoltre le cliniche private si sono giaÌ€ attrezzate per far fronte alla richiesta di tamponi da parte dei “ricchi” e i pochi letti di terapia intensiva disponibili sono giaÌ€ prenotati. Ma ancora niente, il Covid-19 non sta dilagando.
2) In Africa l’etaÌ€ media della popolazione eÌ€ mediamente di 19 anni, poco appetibile quindi per il virus che, come sappiamo, predilige gli anziani non solo per contagiarli, ma anche per ammazzarli.
3) Forse i sistemi immunitari dei neri sono piuÌ€ “forti" e piuÌ€ reattivi di quelli delle nostre viziate genti europee. Si fa osservare peroÌ€ che gli afroamericani negli USA sono molto piuÌ€ colpiti dei bianchi. Vero, ma i loro sistemi immunitari sono stati indeboliti da secoli di “civiltaÌ€” e le loro condizioni socio economiche sono estremamente piuÌ€ precarie di quelle dei bianchi. Muoiono di piuÌ€ percheÌ sono piuÌ€ poveri.
4) La temperatura media nell’Africa sub sahariana eÌ€ sensibilmente piuÌ€ alta che in Europa e potrebbe non essere gradita al virus. Quello della temperatura è un tema controverso, i cinesi dicono che non c’entra niente. EÌ€ comunque un fatto che le annuali, periodiche epidemie di influenza, che arrivano dall'oriente, colpiscono l’Africa molto meno che l’Europa. Oppure le febbri influenzali sono mascherate dalle ben piuÌ€ micidiali febbri malariche.
Insomma, non è escluso che, per una volta, gli africani riescano a cavarsela, ma noi teniamo in ogni caso la guardia alta.
14 aprile 2020 (nell’anno del Covid-19)
Franco De Giorgi