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SPETTACOLI E MOSTRE

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Il rifiuto

conduzione e regia Nicola Benussi
con i partecipanti al progetto “Wish you were here”

Un progetto di compagnia teatroBlu

 

“Odio, amore e rifiuto, saranno gli argomenti della nostra storia”: con questa dichiarazione d’intenti inizia Il Rifiuto allestito al Teatro Cristallo di Bolzano dalla compagnia teatroBlu diretta da Nicola Benussi. Nello specifico si tratta di uno studio teatrale nato nell’ambito del progetto “Wish you were here” al quale hanno partecipato l’anno scorso semplici cittadini e giovani richiedenti asilo.

Il filo conduttore è il senso dell’amore che si afferma e si nega, che diventa rifiuto e accettazione. Non si tratta solamente di un sentimento, diventa un atteggiamento metaforico verso la realtà e le cose, le persone e le situazioni. Benussi e il suo nutrito e affiatato gruppo di attori-performer affrontano come testo di riferimento Romeo e Giulietta di William Shakespeare, la più celebre storia dell’amore impossibile ma, considerata la sua simbolica eternità, anche dell’amore possibile.

Alla rappresentazione scenica del capolavoro del Bardo mancano l’ambientazione rinascimentale e le peculiarità di ruolo dei tanti personaggi. I due protagonisti sono tiepidamente riconoscibili, mentre risultano assenti i vari Capuleti e Montecchi, Escalo, Paride, ecc. o, per meglio dire, sono confusi, destrutturati e distribuiti sotto forma di frammento tra gli stessi attori. Questo perché lo sviluppo scenico de Il rifiuto segue un andamento espressivo marcatamente corale.

È intorno alla drammaturgia del corpo che si definisce la cifra stilistica di questo progetto artistico, anche finalizzato all’integrazione sociale, rendendo partecipi, sullo stesso piano, i cosiddetti “extracomunitari” e i “comunitari”. Entrambi vivono le stesse problematiche di accettazione/rifiuto, incontro/scontro con se stessi e tra essi stessi. Diventano un unico corpo con tante varianti.

In questo modo questa comunità democratica del disagio, ben delineata dalla lucida impostazione registica di Benussi, diventa un corpo unico che si ramifica in una ampio repertorio di gesti e movimenti finemente tratteggiati che animano una girandola di situazioni collettive di forte connotazione simbolica: gli attori declinano movimenti di leggerezza e di pesantezza, di dolcezza e di violenza. Ora assomigliano a esseri umani, ora sembrano alieni dai gesti plastici e sospesi. Le azioni creano quadri di suggestiva bellezza, soprattutto quando i corpi si ammassano, si aggrovigliano in un tappeto di effetti visivi assai efficaci.

Il palcoscenico si offre a spazio per il ballo, diventa un ring, è cornice di manifestazioni di vita e di morte come le parole liberamente ispirate a Shakespeare, che sprigionano rabbia e desiderio, affermazione e negazione.

Il rifiuto, costruito sulla dialettica dei contrasti, si conclude con la viva consapevolezza degli stessi nella nostra vita al di là delle appartenenze etniche, religiose e sociali. “Luci, ombre, luci, ombre”, sono infatti le parole, emblematiche, ripetute in coro dagli attori come battuta finale di questo esperimento teatrale sicuramente riuscito, in senso artistico e sociale.

 

                                    di Massimo Bertoldi

 

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