Camillo Olivetti alle radici del sogno
di Laura Curino
e Gabriele Vacis
con Laura Curino
regia Gabriele Vacis
assistente alla regia Serena Sinigaglia
produzione Associazione Culturale Muse
in collaborazione con
Fondazione Teatro stabile Torino
Camillo Olivetti alle radici del sogno: ma quale sogno cullava questo pilastro dell‘industria italiana, fondatore all‘inizio del Novecento della prima fabbrica italiana di macchine per scrivere? Lo ha raccontato Laura Curino al pubblico del Teatro Cristallo di Bolzano (9 novembre, nella rassegna “In Scena” in collaborazione con il Teatro Stabile di Bolzano) recitando un testo luminoso scritto con Gabriele Vacis, anche regista di uno spettacolo raffinato nella sua semplicità e di grande forza comunicativa.
Sul palcoscenico c’è solo un semplice leggio, mancano scenografia e musica. Il vuoto è colmato dalla performance dell’attrice capace di esibire un repertorio di mimica e di gestualità finemente appropriato ai personaggi in cui si sdoppia e li rende riconoscibili con i loro tic, i segni caratteristici che colorano di sottile comicità. La Curino modula e all’occorrenza cambia la voce fino a trovare timbri e sfumature di geometrica precisione per meglio connotare i personaggi maschili e femminili, principali e secondari che si rincorrono in un impianto narrativo costruito sull’alternanza tra dialoghi e monologhi. Ed è questa la forza di questo spettacolo datato 1996 ascrivibile al genere del cosiddetto teatro di narrazione o teatro documento.
La ricostruzione della personalità di Olivetti, imprenditore e ingegnere di Ivrea, attinge da variegate fonti storiche quali interviste, biografie, testi letterari tra i quali spicca la fondamentale descrizione di Natalia Ginzburg nel Lessico familiare. Curino e Vacis trasformano questo intrigante racconto epico in un’avventura di vita complessa e avvincente, di lotte e conquiste solitarie. Il risultato è un magistrale ritratto rappresentato in scena dall’attrice con passione e sincera ammirazione verso Camillo Olivetti, l’inventore della mitica “Lettera 22”, la macchina per scrivere usata da grandi giornalisti tra cui Indro Montanelli; è l’anticonformista eclettico e determinato nella fondazione di una fabbrica ideale e anomala per i tempi tanto che potrebbe trovare posto in un manuale di utopia socialista. Si basa infatti sulla partecipazione condivisa e sul rispetto della dignità professionale del lavoratore. Questa umanizzazione del lavoro industriale è resa possibile dalla silenziosa accettazione di una sorta di parola d’ordine di derivazione morale e di forti implicazioni etiche: la “responsabilità” verso i dipendenti e la qualità del prodotto.
Il tutto converge nelle due voci narranti principali: la madre Elvira, donna comprensiva e intelligente che sostiene con coraggio le ambizioni e gli ideali del figlio, dalla libera scelta dell’università al fondamentale viaggio formativo in America dove ha modo di conoscere modelli di gestione industriale di cui fare tesoro; la mogie Elisa, pure lei un pilastro basilare per la carriera del marito, sempre affettuosa e presente.
Camillo Olivetti alle radici del sogno ragiunge due obiettivi in un colpo solo: restituisce alla nostra memoria la storia di un personaggio straordinario per azioni e visioni; offre uno spettacolo in cui l’alto valore civile e la qualità artistica della prova della Curino, attrice matura e coinvolgente, diventano garanzia di una serata teatrale di alto livello.
di Massimo Bertoldi
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