Fräulein Else
di Arthur Schnitzler
Adattamento e regia di Stefanie Nagler
Con Viktoria Obermarzoner e Max G. Fischnaller
Scenografia e costumi di Sara Burchia
Luci e tecnica di Lex Pallaoro
Allestimento scenico di Robert Reinstadler
Il libro di Alexandra Tacke, Schnitzlers “Fräulein Else” und die Nackte Wahrheit. Novelle, Verfilmungen und Bearbeitungen (Köln-Weimar-Wien, Böhlau Verlag, 2017) ricostruisce e analizza con ricchezza di materiali e documenti l’importanza e la diffusione del testo dello scrittore viennese in ambito teatrale e cinematografico nel corso del Novecento, on dimenticando gli adattamenti trasferiti sui palcoscenici austriaci e tedeschi di questi ultimi anni.
Di fatto la novella schnitzleriana Fräulein Else è uno straordinario monologo interiore di una adolescente di estrazione borghese in vacanza nel lussuoso Grand Hotel di San Martino di Castrozza, sulla quale incombe un disastro familiare provocato da un padre irresponsabile nella gestione delle finanze e al quale solo la stessa Else può prestare soccorso cedendo al ricatto del facoltoso visconte von Dorsday che si dichiara disposto a evitare la bancarotta a patto che la giovane si spogli nuda per quindici minuti. Per la morale dell’epoca (la novella è datata 1924) la proposta è scandalosa e immorale.
L’interiorità turbata della giovane protagonista consiglia, nella sua trasformazione da soggetto romanzato a personaggio teatrale, un’attenta rivisitazione delle pieghe del testo secondo criteri di semplificazione delle parti descrittive relative agli ambienti per una maggiore focalizzazione della parola interiore che accompagna le lacerazioni psicologiche e i suoi lati oscuri in cui si incontrano e si scontrano la paura, la vergogna, la frivolezza, la ribellione, la fragilità, il terrore.
Ed è questa la linea seguita dalla rielaborazione drammaturgica di Stefanie Nagler, anche regista di questo intrigante e convincente spettacolo prodotto da Carambolage dall’andamento lineare e preciso nelle geometrie che tracciano la contraddittoria e sconvolgente dinamica tra l’io e il mondo, come la restituisce sulla scena Fräulein Else interpretata da Viktoria Obermarzoner. L’attrice disegna una figura delicata, la colora di sfumature nell’articolazione della voce che si agita nella sua coerente varietà timbrica, accompagnata da una gestualità ora allusiva ora specchio del subbuglio interiore. Si armonizza a questa lettura l’intervento preciso di Max G. Fischnaller, cui compete il ruolo ora speculare con il labirinto interiore di Else ora il segno del suo alter-ego, nonché la frammentaria incarnazione di altri personaggi del testo.
Il movimento dei due attori si concentra in una scena vuota, chiusa da una parete tappezzata da macchie di colore blu, marrone, verde fino a diventare sorta di tappeto allusivo di un simbolico spazio di natura. Dall’alto si cala un grande anello con il quale gli attori giocano, volteggiano e attraverso il quale guardano la realtà e esplorano le ramificazioni dell’interiorità di Else destinata ad un tragico finale.
Nella sua intelligente, semplice e funzionale impaginazione scenica questo spettacolo si fa apprezzare per la sua dignità e onestà culturale capace di valorizzare sia la bellezza e la potenzialità teatrale del testo schnitzleriano che le abilità espressive e performative dei due applauditi attori.
di Massimo Bertoldi
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