Sulla morte
senza esagerare
ideazione e regia Riccardo Pippa
di e con Giovanni Longhin, Andrea Panigatti, Sandro Pivotti, Matteo Vitanza
scene, maschere e costumi Ilaria Ariemme
disegno luci Giuliano Bottacin
cura del suono Luca De Marinis
tecnico audio-luci Alice Colla
produzione Teatro dei Gordi / Teatro Franco Parenti
Sulla morte senza esagerare è una poesia della polacca Wislawa Szymborska insignita nel 1996 del Premio Nobel per la letteratura. Lo stesso titolo è assunto dal collettivo Teatro dei Gordi per lo intrigante e coinvolgente spettacolo presentato al Teatro Comunale di Gries nell’ambito della rassegna “Corpi eretici” curata da Teatro la Ribalta.
L’incontro con la morte, tema spirituale sostenuto da una vasta gamma di immagini dolorose e drammatiche provenienti dal repertorio iconografico e dalla corposa bibliografia sacra e profana, è ora raccontato con il ricorso al linguaggio del silenzio. Eppure la morte è visibile: è una figura umana, indossa un vecchio cardigan celeste, il suo volto è nascosto da una maschera mostruosa e moderna di cartapesta (realizzata come le altre, altrettanto bellissime, da Ilaria Ariemme), possiede una piantina grassa al posto della falce tradizionale. Attende chi di dovere seduta su una semplice panchina. Si notano una valigia appoggiata a terra quale segno di un viaggio senza ritorno e un lampione per connotare uno spazio tra reale e immaginario. Altro non c’è sul palco secondo le linee di regia predisposte da Riccardo Pippa che proietta lo spettacolo nella dimensione del silenzio verbale e del codice finemente gestuale. Sulla morte senza esagerare diventa il gioco scenico di una bizzarra e grottesca pantomima accompagnata da una colonna sonora ironica.
Il confine tra l’aldilà e l’aldiquà è molto labile, a tratti irriconoscibile e interscambiabile. A livello narrativo si susseguono una giovane vittima di un incidente stradale rianimata da un defibrillatore, un angelo-ispettore con le ali sulle spalle e un giubbotto catarifrangente che salva una prostituta in stato di confusione e poi dissuade un titubante aspirante suicida animando un ridicolo balletto sulle musiche di Aguas de março, una donna incinta che rischia di perdere il figlio.
Sono esempi di tipologie umane a stretto contatto con la morte, oppure variegati espressioni della morte stessa, tanto che, ad un certo punto, ogni personaggio si toglie la maschera dal viso con fare rituale, per connotare l’esito di una metamorfosi esistenziale in corso nella sfera della propria vita terrena propria all’abbandono della corporeità.
Il fascino di questo progetto Sulla morte senza esagerare si riconosce nell’eleganza individuale e corale del repertorio gestuale, nel movimento plastico e di millimetrica precisione nella cura del dettaglio, come abilmente interpretato con precisione e intensità dai quattro giovani attori ex allievi della Paolo Grassi di Milano (Giovanni Longhin, Andrea Panigatti, Sandro Pivotti, Matteo Vitanza).
Si tratta di un bell’esempio di creatività propria del teatro di figura e di maschera, impreziosito dal pregevole e appropriato intervento di inserti sonori e illuminotecnici che si integrano nel ritmo preciso e cadenzato di uno spettacolo vincente per effetto di un lungo e minuzioso lavoro sul movimento del corpo sempre sospeso tra leggerezza e pesantezza, colore e opacità, come è il dialogo dell’uomo con la morte.
di Massimo Bertoldi
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