Trattato di economia
progetto, drammaturgia
regia di Roberto Castello e Andrea Cosentino
con Roberto Castello e Andrea Cosentino
videopartecipazione straordinaria Attilio Scarpellini
realizzazione oggetti di scena Paolo Morelli
produzione Aldes - in collaborazione con Sardegna Teatro
“Il tuo destino è scritto dall’economia”: è questo l’assunto critico del Trattato di economia del coreografo e danzatore Roberto Castello e dell’autore-attore comico Andrea Cosentino, spettacolo visto al Teatro Comunale di Gries di Bolzano nell’ambito della rassegna “Corpi eretici” curata dal Teatro la Ribalta.
Adottando il linguaggio performativo dello spettacolo, il progetto porta alla luce soprattutto i tanti paradossi e le mille contraddizioni dell’attuale sistema produttivo globalizzato. È il caso, per esempio, di due oggetti, un fallo di gomma e una paperella da bagno, che condividono lo stesso materiale e identico costo di realizzazione, eppure il primo ha un prezzo quattro volte superiore al secondo. Perché? La risposta è nella lucida follia della mercificazione basata su leggi di mercato che trasformano l’oggetto in feticcio consumistico. Il senso dell’illogico permeato di invisibile/visibile nonsense alimenta una girandola di divertenti gags e battute che costituiscono la cifra stilistica dello spettacolo.
Castello e Cosentino rimbalzano con sapiente equilibrio e grande intesa artistica tra il teatro-danza, la pantomima, il dialogo e il monologo, l’affabulazione. Definito “coreocabaret”, questo impasto espressivo sviluppa una sequenza di azzeccati momenti comici capaci di provocare una risata intelligente o un sorriso agro dolce. Soprattutto quando Il trattato di economia coinvolge nel discorso analitico i meccanismi produttivi e promozionali propri del teatro, il discorso diventa autoreferenziale e la riflessione sfuma nell’amara verità: visto che anche uno spettacolo in sé è un prodotto commerciale, l’eventuale critica che esso indirizza al sistema economico di cui fa parte è, di conseguenza, contraddittoria e insensata.
Perciò i due artisti, in questo gioco metateatrale, prendono in giro se stessi e poi in modo esilarante deridono alcuni mostri sacri del teatro contemporaneo, da Pina Bausch a Jan Faber, da Antonio Latella a Luca Ronconi. Il discorso culmina nella proiezione di un video dove il critico “militante” Attilio Scarpellini con tocchi di pungente ironia spiega l’impossibilità del teatro di ricerca di essere libero e indipendente, nel momento in cui, per vivere, entra nel circuito del mercato alla pari di qualsiasi altro oggetto.
Significativo è il finale dello spettacolo: Castello posa su un tapis roulant una serie di oggetti inutili ma di largo consumo, quelli pensati per la nostra felicità, e che poi sono destinati a riempire le discariche a cielo aperto. Pur di taglio didattico e di sapore moraleggiante, la scena costituisce l’essenza critica di questo Trattato di economia, imbevuto di genuine situazioni demenzial-intellettuali in grado di disegnare realtà quotidiane assurde con le quali ciecamente conviviamo.
di Massimo Bertoldi
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