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Neanche gli Dei

di Isaac Asimov

 

Milano, Mondadori (Urania Collezione), 2021, pp.
 

Partendo da un'affermazione del grande poeta e drammaturgo del primo Ottocento Friedrich Schiller, secondo la quale contro l’imbecillità e l'ignoranza non possono nulla, neppure gli dei, lo scienziato- scrittore Isaac Asimov (1920-1982), autore di tante importanti opere di letteratura fantastica e “gialli”, ma sempre “hard”, ossia con un deciso ancoraggio scientifico e anche di saggi di alta e altissima divulgazione scientifica, non solo nel campo della biochimica, qui realizza un’opera che è quintessenziale per la sintesi tra letteratura e scienza: se nella prima parte (il romanzo si può leggere come un trittico di tre racconti anche, volendo, autonomi-a sé stanti) si ha la messa in discussione delle falsità nella scienza, che si muove notoriamente “by trials and errors” (per tentativi ed errori), ma poi raggiunge, appunto falsificando e verificando (per esprimersi in termini popperiani), una verità dimostrata, nella seconda lo scienziato, formato dalle “scienze dure” ipersperimentali ci parla, simpaticamente di psicologia o meglio di neurofisiologia, mostrando come le due metà cerebrali con la loro relativa prevalenza, quella addetta al ragionamento logico, al linguaggio (parte sinistra, emicefalo sinistro) e quella creativa (emicefalo destro) possano felicemente convivere e fondersi, mentre nella terza ed ultima sezione si ha una sintesi, anch'essa oltremodo felice, tra le due prime parti e sezioni, con un invito alla tolleranza reciproca tra culture e dunque mentalità diverse (quella terrestre e quella lunare) con un uso straordinario dello humor, del resto ereditato dalla sua cultura d'origine (era un ebreo russo, prontamente emigrato con la famiglia negli States) ma poi sviluppato in forma straordinaria.

Il fondatore delle tre leggi della robotica, l'autore del ciclo di romanzi della “Foundation” e di quello dei robot, in questo romanzo “extraciclico”, quasi un “cuneo” tra le opere “fondative”, riscoperto di recente e corredato nella traduzione italiana da un bel saggio di Sandro Pergameno, che sa contestualizzare biograficamente ma anche storicamente l’opera dell'autore, dimostra ancora una volta di saper fondere narrazione e rigore scientifico in maniera impeccabile, tanto che anche chi è meno addestrato al pensiero scientifico troverà qui un intelligente accesso (peraltro importante in tempi di crisi della cultura tout court anche a causa della pandemia, come dimostrano rilevazioni e tests effettuati sia nelle scuole medie superiori sia all'università) al sapere e alla conoscenza globalmente intesa. E scoprirà un autore che, senza riguardi di carattere metafisicheggiante o para-teologico afferma, peraltro in continuità con la tesi cosmologica invalsa da Giordano Bruno fino a Stephen Hawking, che “una volta avute le prove che esiste anche un secondo universo, allora è possibile che ne esistano in numero infinito” (Neanche gli Dei, op.cit., p.230).
 

                       di Eugen Galasso

 

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