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LIBRI

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La staffetta cooperativa
Esperienze vissute, motivazioni per il futuro

di Alberto Stenico
e Oscar Kiesswetter

 

Bolzano, Praxis edizioni, 2021
 

Fresco ottimismo e tenace memoria storica percorrono le pagine di questo libro che l'editrice Praxis manda in libreria, opera di Alberto Stenico, ex sindacalista ed ex presidente di Legacoopbund il primo e di Oscar Kiesswetter esperto di innovazione e studioso di economia di impresa, il secondo. I due aprono uno sguardo inconsueto sulla realtà altoatesina/sudtirolese nelle sue svariate pieghe partendo dal punto di osservazione apparentemente settoriale della realtà cooperativa, ma esprimendo poi una interpretazione complessiva del modello politico e sociale dell'Alto Adige.

La staffetta che essi vogliono proporre è appunto quella che guarda al futuro, alle nuove generazioni che dovranno assicurare il ricambio sia della società che delle associazioni cooperative che hanno, tra l'altro, questo aspetto tra i principi fondativi. Una realtà che interessa molte centinaia di cooperative e che raccoglie circa 150.000 soci in provincia. Quasi un terzo della popolazione provinciale è a vario titolo membro di una cooperativa, di cui in qualche modo controlla il bilancio, gode degli utili, esercita una forma di democrazia economica che sfida, diciamo così, le leggi ferree del mercato.

Nei vari capitoletti del libro, che corrispondono alle tante esperienze vissute coronate da successo ma anche rimaste, in qualche caso, problemi aperti da rilanciare nel futuro, i due autori offrono una carrellata sui molti campi diversi in cui le cooperative operano in Alto Adige: da quello dell'edilizia abitativa a quello delle Tagesmütter, del credito, dei contadini e allevatori, delle imprese educative e culturali, del sociale, del consumo alimentare, del mercato "equo e solidale" ecc. Molti sono nomi noti: ad esempio la Mila nei prodotti del latte, o la Cle nelle costruzioni edili, o la Oasis nel sociale, per non parlare delle grandi cooperative della frutta, delle assicurazioni e del credito. Non manca, in questa ricostruzione, il continuo riferimento alla storia delle origini, che ha dato il connotato di fondo al movimento: permettere anche agli esclusi di accedere ai beni primari dell'esistenza, surrogare e integrare i servizi sociali che il sistema pubblico non forniva. Scopriamo così che anche Giuseppe Mazzini e Sandro Pertini furono promotori del modello cooperativo (distinguendosi da Marx...), come in area germanica e austriaca Wilhelm Raiffeisen e, sempre nell'Ottocento, esponenti trentini e sudtirolesi e ladini, appartenenti al clero delle valli di montagna; le motivazioni erano la emancipazione umana e il riscatto dalla povertà, visti in senso evangelico e di dignità umana.

Le condizioni di oggi non sono più quelle dell'Ottocento, ma l'esigenza di impostare con autonomia, con libertà e con spirito di eguaglianza il lavoro, la produzione ed il consumo sono valori ancor oggi, e forse ancor più oggi, essenziali e ricercati. E questo spiega il crescente successo della forma di impresa cooperativa che, mentre in passato è stata soffocata dai regimi totalitari, ha invece ottenuto un pieno riconoscimento nella Costituzione italiana e nelle leggi regionali e provinciali.

Stenico e Kiesswetter riconoscono i rischi che ha corso nel tempo il movimento cooperativo, quello di dividersi per colore politico, di prestarsi a forme di collateralismo politico e partitico, quello di essere infiltrato da interessi commerciali e finanziari opachi ed egoistici; anche quello di contrapporsi etnicamente, nel contesto sudtirolese, o di finire per essere solo le filiali provinciali delle potenti centrali cooperative nazionali. Ma il processo di maturazione ha permesso di superare questi scogli e di raggiungere oggi una dimensione autonoma e pragmatica, libera da interferenze istituzionali e politiche. Insomma, dicono gli autori, è ora che la stampa (e anche la opinione pubblica) smettano di etichettare la cooperazione come bianca o rossa o verde, perché si tratta di etichette ormai senza senso.

Stenico e Kiesswetter integrano la loro narrazione nelle due lingue, rendendo così non solo fruibile la lettura ad un vasto pubblico, ma dimostrando soprattutto che queste "esperienze vissute" e queste "motivazioni per il futuro" sono un patrimonio comune ai lavoratori e ai cittadini di tutti i gruppi linguistici della provincia. E un tema che poteva essere oggetto di un arido saggio di sociologia o economia ha trovato nella loro scrittura un linguaggio discorsivo, quasi narrativo, accompagnando il lettore in un "viaggio di esplorazione" che riesce a sorprendere. Come? grazie ad uno stile che mescola felicemente episodi, ricordi, richiami storici a spunti di analisi oggettiva, riflessioni sul sistema politico ed economico locale, proposte per il futuro.

 

                               di Carlo Bertorelle

 

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