William Shakespeare
Re Lear
a cura di Alessandro Serpieri
con testo a fronte
Venezia, Marsilio, 2018, pp. 460.
Alessandro Serpieri (1935-2017) è considerato uno dei più insigni studiosi e traduttori dell’opera di Shakespeare. Il suo rigore filologico e linguistico unitamente all’interpretazione letteraria del testo nelle sue implicazioni storiche e culturali, emerge anche in questa magistrale edizione di Re Lear.
Si tratta del dramma del re di Bretagna che intende dividere il regno tra le tre figlie, Goneril, Regan e Cordelia la quale, a differenza delle sorelle, non manifesta pubblici elogi d’amore verso il padre e perciò viene diseredata mentre il conte Kent, che la difende, subisce l’esilio. Ottenuto il potere, Goneril e Regan cacciano Re Lear in quale, sull’orlo della follia, vaga nel mezzo di una terribile tempesta assistito dal fedele Kent e dal buffone di corte. Intanto Cordelia, sposatasi con il re di Francia, sbarca a Dover con l’esercito francese mossa dall’intento di salvare il padre. Ma i francesi sono sconfitti in battaglia: Cordelia sarà imprigionata e Re Lear morirà di dolore.
Abissi e intrighi di una grande tragedia sinfonica è il titolo dato da Serpieri alla sua illuminante introduzione del volume di Marsilio e quelle parole diventano la chiave di lettura per affrontare la complessità di questa tragedia scritta da Shakespeare tra il 1606 e il 1609 attingendo utili informazioni da diverse fonti dell’epoca, da un precedente dramma di anonimo del 1605 trattante lo stesso soggetto storico, The True Chronicle History of King Leir e dall’Arcadia di Philip Sidney (1590).
A differenza delle tre altre grande tragedie shakesperiane – Amleto, Otello, Macbeth – lo sviluppo narrativo di Re Lear non è impostato sulla centralità del percorso esistenziale dell’eroe principale. Il percorso tragico di Lear si consuma in un’orchestrazione di tensioni corali, dall’andamento di una partitura per l’appunto sinfonico. Il risultato è il racconto del crollo di una struttura sociale e simbolica in cui le tanti voci solitarie si incamminano “verso un chissà dove”, afferma lo stesso Serpieri che precisa: “Per Shakespeare, d’altronde, il mondo della storia, sia che si tratti di quella relativa all’antico mondo romano nelle varie crisi, […] sia che si concentri sui vari regni e le varie guerre nell’Inghilterra del Quattrocento, sia cha vada a comprendere la storia del suo Cinquecento e del primo Seicento […] era sempre un mondo in crisi”.
Pertanto la decisione di Re Lear di consegnare il regno alle due figlie desiderose di potere assurge a metafora del cammino verso il vuoto prossimo a diventare abisso intrapreso dall’uomo quando è depotenziato e ridimensionato nelle sue funzioni.
Per agevolare il lettore di fronte a questo dramma dalla trama complessa, difficile da seguire per l’intreccio e la sovrapposizione di più percorsi narrativi, Serpieri inserisce nella sua introduzione un prezioso riassunto accompagnato da interpretazioni per ognuno dei cinque atti della commedia.
Ricorda inoltre l’analisi di Sigmund Freud dedicata a Re Lear nel saggio Il motivo della scelta degli scrigni e ripercorre brevemente la fortuna storica del testo che nei Sei e Settecento, pur in misura inferiore rispetto ad Amleto e Otello, conosce non poche rappresentazioni teatrali. Considerato un capolavoro in età romantica da parte di Schlegel e di Coleridge, nel Novecento gode di grandi consensi come dimostrano la straordinaria interpretazione, cruda e crudele, conferita dalla regia di Peter Brook e le profonde riflessioni di Ian Cott nel celebre volume Shakespeare nostro contemporaneo, secondo il quale il testo sarebbe dominato al grottesco inteso come derisione e sconsacrazione dell’assoluto.
Massimo Bertoldi
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