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Fuori dal coro.
Eretici, irregolari, scorretti
di Giorgio Ballario
Massa, Eclettica edizioni, 2017, pp. 262
Quando si dice l’eterogenesi dei fini. Un libro che pretende di celebrare il “non conforme” (perifrasi che piace molto a molta bella gioventù di destra estrema), ed è espressione, in effetti perfetta, del tempo presente, del tutto conforme al pensiero – ed alla prassi – dominante in questo nostro momento storico.
Si sta parlando del libro del giornalista Giorgio Ballario del quotidiano “La Stampa” dal titolo Fuori dal coro. Eretici, irregolari, scorretti, pubblicato da Eclettica edizioni di Massa. Contestualizzando: la casa editrice è di Alessandro Amorese, editore proveniente dalla destra più o meno radicale, esponente di quel mondo culturale toscano radicale e battagliero che rivendica radici nel sovversivismo fascista degli anni Venti e Trenta del secolo scorso. Alcuni titoli al suo attivo: Fronte della gioventù. La destra che sognava la rivoluzione. La storia mai raccontata, (2013); FUAN. Prima parte: dai Guf al '68. Gli studenti nazionali tra piazze e atenei (2017).
Ballario sembra muoversi, nel suo testo, dentro lo stesso universo valoriale, forse più sfumato per riferimenti ideologici, o forse meno esplicito nel rivendicarli. Apparsi nel corso della effimera esistenza della rivista “Linea-quotidiano” (erede poco efficace dell’omonima testata rautiana, una sorta di “Manifesto” dell’estrema destra degli anni Settanta) fra il 2010 e il 2011, i pezzi di cui si compone il libro sono un collage davvero esemplare di una parte non banale del pensiero polit-cult contemporaneo, oggi egemonico, a livello popolare e dopo giugno anche politico. Qualcuno parla di un contesto “rossobruno”, di cui le direttrici sarebbero una sorta di congiunzione fra ribellismo arrabbiato, protonazionalismo popolare, istanze sociali e comunitaristiche di differente provenienza, mischiate dal collante “antisistema”: la lettura delle biografie “esemplari” di Ballario indica una sorta di breviario degli elementi costitutivi di questo stile, di questo “sentire” (postideologico, ma forse in procinto di trasformarsi in ideologia tout-court).
Girovagando fra le biografie più o meno storicamente dettagliate, spesso omissive o solo approssimative per difetto, di personaggi del secolo scorso (noti e notissimi: Brigitte, Bardot, Oswald Mosley, Steve McQueen, e via elencando; ma anche semisconosciuti, quali Roger Coudroy, Amedo Guillet, Ezio Vendrame) si possono ritrovare alcuni tratti comuni. Ma non il “cantare fuori dal coro”, o il fatto che “nessuno di loro […] è stato un ‘furbetto’, una carogna, un approfittatore, un leccaculo, un vigliacco”, come scrive con linguaggio ribaldo e compiaciuto l’autore nella Prefazione: ma perché si tratta – nella ricostruzione spesso forzata del giornalista, abile nel suo mestiere – di nemici, tutti, di quella che appare l’autentica bestia nera del Nostro, che ben rappresenta tanta parte del sentire dell’odierno umano consorzio italico (ben conforme). E cioè, nell’ordine: il “buonismo” e i “radical chic”. O anche “gauche caviar”, per ammiccare ad Oltralpe.
In sintesi: l’obiettivo è “Écrasez l’Infâme” quella che secondo l’autore, e la sua ampia digressione interpretativa forzando alcune biografie anche assai note – vedi per tutte Mosley, impresentabile fascista britannico fin maldestro nel suo passare da una parte all’altra dello schieramento politico britannico, e fallendo ogni obiettivo che si era proposto (tranne un ottimo matrimonio!) – è stata la malapianta della sinistra europea: riformista, non eroica, compromissoria, pragmatica. Addirittura Marcel Dèat, altro transfuga già dagli anni Trenta dal socialismo al nazional-socialismo francese, ministro a Vichy, merita una piccola lapide, in punta di penna: nonostante la poco eroica fuga e nascondimento piemontese in convento dopo la fine della guerra.
Fuori dal coro. Eretici, irregolari, scorretti è un libro curioso, che forse di questi tempi merita di essere letto: non per trovare elementi di correttezza storica, o per la capacità di ricostruire ambienti, atmosfere di epoche passate. Ma per capire il presente, il suo schema ideologico. La rabbia che modifica e trasforma la storia passata, la delusione e la ricerca di un colpevole, per avere ragione di un mondo che non è come ci piacerebbe fosse.
di Andrea Felis
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