IL CRISTALLO, 2012 LIV 1 [stampa]

GIUSEPPE SAJA, Federico Tozzi. Incontri siciliani,
Caltanissetta-Roma, Salvatore Sciascia Editore, 2012, pp. 150, euro 12

recensione di FRANCO ZANGRILLI

Il presente volume tratta il rapporto complesso e proficuo tra la Sicilia e lo scrittore senese, Federico Tozzi. È frutto di anni di ricerca. Lo evidenzia la profonda conoscenza del Saja anche della vasta critica sull'opera di Tozzi, spesso tessuta con spigliatezza sia nella disamina che nelle numerose note.

Innanzitutto si valuta il rapporto di Tozzi con alcuni dei maggiori scrittori siciliani. Il mondo di Verga è stato di grande importanza per la formazione del giovane senese. Sebbene il modello del romanzo verghiano illumini Tozzi, egli si tiene lontano dagli anacronismi del naturalismo, non si rivela un epigono di Verga, come invece è ritenuto da certi studiosi. Nel suo articolo Giovanni Verga e noi (1918), Tozzi elogia Verga e lo pone all'origine di un'inedita concezione della modernità. Dalla quale, secondo Saja, «nuovi innesti hanno preso corpo e vigore» (p. 16). Ma Tozzi riconosce che anche D'Annunzio è una figura centrale nel dare vita alla nuova narrativa italiana.

Il rapporto tra Tozzi e Antonio Borgese è più particolare, anche perché è animato da reciproca stima e dalla viva amicizia. Si conoscono nell'estate del 1913. Borgese lo aiuta anche a pubblicare. Ma il critico pone l'enfasi soprattutto sugli scritti di Tozzi dedicati ai testi di Borgese. In essi Tozzi delinea sostanzialmente un profilo encomiastico dell'amico. E anche quando parla della critica letteraria o del giornalismo di Borgese, è capace di individuarne le alte «qualità intellettuali», la «profonda cultura», il narratore di razza: «Tozzi fu tra i primi ad intuire le capacità narrative di Borgese» (p. 25). E per Borgese fu un grande onore la scelta fatta da Tozzi prima di morire di affidargli l'ordinamento e la pubblicazione della sua opere omnia.

Invece il rapporto di Tozzi e Pirandello è rilevante per altri motivi. I due scrittori si conoscono nel 1918, quando Tozzi, trasferitosi a Roma, si mette a lavorare nella redazione del settimanale il Messaggero della Domenica, "guidato" da Pirandello, ma con poca cura perché oberato da tanti impegni, oltre al problema della moglie gravemente malata. Tra i due scrittori nasce subito l'affettuosa amicizia. Recensendo il romanzo Con gli occhi chiusi di Tozzi sul Messaggero della Domenica il 19 aprile 1919, Pirandello ne esamina la complessità di una particolare scrittura «visionaria» e mette in risalto gli elementi cardini della poetica narrativa del senese. Nel suo articolo Pirandello intimo, pubblicato postumo (1927), Tozzi loda il carattere umano e psicologico dell'amico, sempre disponibili a darsi al prossimo e agli amici (un ritratto che è l'opposto da quello fattogli dall'amico Rosso di San Secondo come «uomo lunatico e scontroso»); ammira il metodo pirandelliano di indagare la realtà, di far emergere il sentimento del contrario e di smascherare le ipocrisie, come la complessità della sua visione umana ed artistica.

Nella redazione del Messaggero della Domenica al fianco di Tozzi lavora Rosso di San Secondo. Secondo Saja, dall'inizio i rapporti tra i due scrittori sono diversi, e basati su «cordiali» comportamenti, come indicano le recensioni di Tozzi al romanzo Fuga e al dramma Marionette che passioni! del nisseno, che sostanzialmente esprimono un giudizio positivo. Ma col passar del tempo, questi rapporti, si fanno tesi, scontrosi, e difficili non solo per il loro carattere complicato ma anche per la superbia assunta da San Secondo con il successo straordinario di Marionette che passioni! E il critico chiude il discorso su tali rapporti, affermando, forse con un po' di esagerazione, che «anche quello con l'inviso Rosso, sono da ritenersi di fondamentale importanza perché contribuiscono, attraverso sollecitazioni di varia natura (ideologiche, stilistiche, contenutistiche), alla maturazione definitiva della narrativa dello scrittore senese, il quale, proprio da quelle frequentazioni ebbe [...] la possibilità di affinare le personali idee di poetica» (pp. 43-44).

Essendo un impiegato della Croce Rossa a Roma, Tozzi è inviato in Sicilia «dal 23 gennaio al 13 febbraio, circa, del 1917». Durante questo soggiorno allaccia rapporti di varia natura, e viene invitato a collaborare al Giornale di Sicilia. La visita all'ospedale della Croce Rossa a Palermo gli fa conoscere in modo diretto la tragedia del primo conflitto mondiale; rimane profondamente scosso osservando i soldati gravemente feriti, sofferenti, agonizzanti, che hanno perso ogni speranza di vivere una vita normale; rimane profondamente e commosso e afflitto quando alcuni di essi gli raccontano le terribili esperienze di guerra.

Mentre Tozzi ascolta, osserva, ed indaga con un occhio attento, non può non prendere appunti e stendere prose impressionistiche sono. E ricche di calcato cromatismo sono le sue descrizioni del paesaggio siciliano. I colori colpiscono e affascinano Tozzi in modo particolare, è incantato dalle meraviglie dei colori dei fiori, delle erbe, dei fichi d'india, di ogni componente paesistica.

Saja fa un'analisi minuta non solo delle pagine del Taccuino di Tozzi dedicate al mondo siciliano, ma anche dei cinque articoli che egli pubblica sul Giornale di Sicilia: "Il sole del sabato", del 13-14 marzo 1917; "Il nostro ospedale della Croce Rossa (Impressioni) ", del 18-19 marzo 1917; "«La fuga» di Rosso di S. Secondo", dell'11-12 giugno 1917; "La bandiera alla finestra", del 30-31 luglio 1917; "Un libro su la Germania", del 6-7 febbraio 1918. Un materiale che viene a formare l'"Appendice" del testo.

 

City University of New York, Baruch C.