IL CRISTALLO, 2012 LIV 1 | [stampa] |
Nella dotta prefazione in cui vengono richiamati molti poeti, in particolare Virginia Woolf, l'Autrice vede lo scrittoio come simbolo della vita creativa che da esso si estende al pubblico dei lettori, richiamando Machiavelli là dove scrive: «…entro nel mio scrittoio e… mi pasco di quel cibo, che solum è mio e che io nacqui per lui».
Per quanto riguarda la donna scrittrice, osserva che questa opportunità «si traduce nell'impegno a vivere con vigore la propria vita».
Piera Bruno, nota poetessa e critico letterario, è stata docente d'italianistica alle Università di Ankara e Tripoli, ora vive a Genova dove svolge un'intensa attività di operatrice culturale e di saggista. Delle poetesse presentate, due non sono propriamente liguri per nascita e residenza, ma presentano molte affinità di sentimento e di tematiche con le altre: Giovanna Colonna di Stigliano che vanta un'ascendenza con Vittoria Colonna, e Liana de Luca, di origini illirico-partenopee, che vive da molti anni a Torino.
Seguono le altre a iniziare da Minnie Alzona che si è distinta per la sua attività di narratrice, Margherita Faustini, poetessa e narratrice che si distingue per la stringatezza ed essenzialità della espressione in versi e in prosa, oltre che per l'amore per l'infanzia; Rosa Elena Giangoia, latinista e amante del mondo classico su cui si misura la sua versificazione; Liliana Martino Cusin, operatrice culturale, fondatrice dell'Associazione "Il Corimbo" e poetessa dalla limpida vena; Liliana Porro Andriuoli che nelle sue biografie di poeti e narratori contemporanei porta nella critica il metodo scientifico di precisa analisi dei testi per risalire alla personalità dell'autore; Milly Coda, poetessa e pittrice che ha esposto i suoi quadri in numerose mostre; Elena Bono, narratrice e poetessa «dotata di una solida preparazione classica» che si estende alle sue opere.
Nella seconda parte del libro, l'Autrice ci parla di Ada Felugo, Carla Caselgrandi Centi, Viviane Ciampi, Maria Luisa Gravina, Serena Siniscalco, Anna Campello, di cui «non si può ritrar di tutti appieno» direbbe Dante.
Il libro chiude con Adriana Oggero e Isa Morando. Una pregnante testimonianza di quella che Caproni chiamò la linea ligure, anche se rappresentata da poetesse che non ebbero la fama di Montale.