IL CRISTALLO, 2011 LIII 2-3 | [stampa] |
Il prof. Hubert Stuppner, nell'intervista rilasciata a Luca Sticcotti (Alto Adige, sabato 20 agosto 2011), afferma che ciò che lo ha mosso nella stesura del suo enciclopedico volume sulla storia dei musicisti e delle istituzioni musicali bolzanine dal 1800 al 2000, è stato il desiderio di «compiere un lavoro anti-agiografico, che parli di come effettivamente sono andate le cose.»
In realtà la storiografia musicale locale da qualche decennio a questa parte si interroga e ricerca con rigore metodologico e senza remore ideologiche su «come effettivamente sono andate le cose», e lo stesso Stuppner non ha potuto prescindere dalla cospicua bibliografia prodotta, avvalendosene per portare a buon fine le sue ricerche. Bisogna dare atto che, aver avuto la possibilità di accedere ad archivi e di consultare documentazione finora inedita, ha permesso a Stuppner di ricostruire in dettaglio le vicende amministrativo-politiche che hanno portato alla costituzione prima del Liceo Musicale "G. Rossini" nel 1927 e poi nel 1940 del Regio Conservatorio di Musica "C. Monteverdi", portando alla luce tutta la trama di compromessi, favoritismi e raccomandazioni fra il corpo docente, in primis il suo direttore Mario Mascagni, e il regime fascista che non aveva mai fatto mistero del suo progetto di italianizzazione anche attraverso l'istituzione di una scuola musicale di eccellenza. Nel dopoguerra non ci furono epurazioni (anche se non fu così per tutti, vedi il caso del maestro Fernando Limenta, direttore nel corso degli anni Trenta dell'orchestra dell'EIAR, l'Ente radiofonico nazionale di Bolzano, che dopo il 25 aprile del 1945 fu arrestato e poi imprigionato per alcuni mesi per i suoi trascorsi fascisti e per la sua amicizia con Mussolini), il Conservatorio mantenne pressoché invariato il proprio corpo docente diretto dallo stesso Mario Mascagni, ed anche la Società dei Concerti, fondata nel 1942, riprese la sua attività nel 1947. Le ambizioni storiche della pubblicazione di Stuppner non si sono però limitate al periodo fascista e all'immediato dopoguerra ma si sono estese a tutto l'Ottocento, al primo Novecento e al successivo periodo fino all'anno Duemila. Il tentativo dell'autore di esaurire tutto lo spazio della ricerca storica mostra però il destro quando, a una puntuale verifica dell'esattezza della miriade di riferimenti alle fonti prevalentemente giornalistiche, risulta, refusi a parte, che una buona parte di essi sono imprecisi o errati. Ma se questa mancanza di rigorosità si può imputare a distrazione editoriale (nel volume manca anche l'indice dei nomi rendendone quanto mai ardua la consultazione), che dire quando risultano ignorati (o censurati?) episodi chiave della storia musicale locale, proprio alla luce dell'assunto del volume di Stuppner ("Musik und Gesellschaft"), o importanti fonti memorialistiche?" o il caso della veemente querelle scoppiata alla fine del 1898 sulle pagine della Bozner Zeitung, il quotidiano locale del tempo, di cui Stuppner, per altro scrupoloso nel riportare altre storiche querelle, non fa alcuna menzione? Lo spunto polemico fu dato dalla messinscena nella Sala Civica di alcune opere italiane, in italiano, da parte di una compagnia operistica italiana. Mentre il dott. H. Eichborn aveva prontamente messo a disposizione la sua orchestra privata a titolo gratuito, entusiasticamente conquistato dalla qualità artistica degli allestimenti della compagnia operistica, le autorità preposte, istigate dalle personalità più sciovinistiche della città, negarono l'accesso al teatro cittadino "zur Kaiserkrone" per motivi squisitamente politici. Eichborn, bolzanino di elezione, di orientamento liberale e assolutamente scevro da pregiudizi nazionalistici, diede fondo a tutta la sua vis polemica a difesa della natura universale dell'arte, demolendo tutte le pretestuose argomentazioni addotte per giustificare la riprovevole marginalizzazione della compagnia operistica italiana. Certamente non una pagina 'gloriosa' della storia musicale cittadina, ma che però ben documenta il clima politico e culturale che si respirava a Bolzano alla fine del XIX secolo. Stuppner ignora anche la monumentale autobiografia Rückschau über ein Apotheker-Musiker und Bergsteigerleben, importante fonte memorialistica, autentica miniera di notizie su fatti e personaggi della storia musicale cittadina di tutta la prima metà del Novecento, dovuta alla penna di Eduard Lucerna, un anomalo compositore (di professione farmacista), pure lui bolzanino di elezione, morto nel 1944 e non dopo il 1947 come lascia intendere una citazione a p. 495. Ma sorprende la caduta di stile di Stuppner, il quale dagli inizi degli anni Ottanta fino alla fine degli anni Novanta è stato ai vertici delle principali istituzioni musicali locali (Conservatorio, concorso pianistico "F. Busoni", orchestra Haydn, Società dei Concerti), che cita se stesso e giudica le persone con cui ha avuto a che fare. Operazione del tutto legittima se si trattasse di una pubblicazione memorialistica, ma assolutamente inaccettabile in una trattazione di natura storica. Non bastano certamente le scuse preventive esposte dall'autore a p. 22 della premessa («Was die Geschichte jener Musikaktivitäten betrifft, in die der Autor als Gestalter verwickelt war, wurde die Darstellung wegen evidenter Befangenheit auf die Nacherzählung reiner Fakten reduziert und eine nüchterne Reportage an die Stelle einer wertenden Interpretation gesetzt.» - «Per quanto riguarda la storia di quelle attività musicali in cui l'autore si è trovato coinvolto come organizzatore, la descrizione, per l'evidente imbarazzo, si è limitata a riassumere i semplici fatti e invece di un'interpretazione critica è stato fatto uno scarno reportage») a legittimare l'inelegante ritratto del dott. Franz von Walther, presidente dal 2001 dell'orchestra Haydn, con cui la pubblicazione termina.