IL CRISTALLO, 2011 LIII 2-3 | [stampa] |
«Viviamo tutti all'oscuro di qualcosa che ci riguarda». Questa frase sintetizza il significato profondo del romanzo nel quale una bambina di sei anni, che ha il bizzarro nome di Mandorla, viene a trovarsi improvvisamente orfana dopo la morte in un incidente d'auto della madre, ragazza non sposata, amministratrice di un condominio posto in via Grotta Perfetta 315 a Roma. Chi è il padre di Mandorla non si sa, la madre ha lasciato alla figlia una lettera in cui le manifesta il suo dolore di averla messa al mondo in una condizione irregolare, rivela che il concepimento avvenne all'ultimo piano del palazzo ma tace il nome del padre. Dapprima la bambina vive con Tina, zitella ottantenne ex maestra elementare, poi i condomini si pongono il problema di sottoporre o no gli uomini del palazzo al test del Dna per appurare la paternità della bambina e decidono di non farlo. In compenso si prenderanno cura di lei come di una figlia, ed essa abiterà a turno in ciascuna delle loro case. Il romanzo ci fa entrare in tal modo nella vita di persone che accolgono con affetto l'orfana e la trattano come una di famiglia.
La bambina cresce, diventa adolescente, a stretto contatto con persone che dopotutto non sono nemmeno suoi parenti. Essa affronta con coraggio la vita, poi diventa pressante per lei il bisogno di sapere chi è suo padre, chi tra gli uomini del palazzo ha avuto una relazione con sua madre. Tutti infatti sono convinti che il padre non può essere che uno di loro, stando alla lettera della madre. Il racconto di questi rapporti anomali e bizzarri è condotto con mano abile e sicura in modo da acuire nel lettore il desiderio di sciogliere l'enigma della paternità.
La narrazione scorre in modo piacevole e spesso divertente. Mandorla affronta una dopo l'altra le tappe che la vita le pone, a scuola, nelle amicizie, nelle esperienze sentimentali, che le risultano frustranti perché essa si sente inadeguata e irrimediabilmente diversa dagli altri ragazzi. È lacerante il confronto continuo con quelli che chiama gli ADME, gli "altri della mia età", i coetanei. Diventa causa d'angoscia specialmente quello che riguarda il sesso, tema sul quale la sua insicurezza la sprofonda in una vera angoscia. Eppure Mandorla ha un carattere combattivo, non si perde d'animo e dimostra di avere delle risorse su cui potrà fare affidamento nelle difficoltà a cui andrà incontro. I rapporti con le famiglie, con le coppie sposate e con i loro figli, sono vivaci, intensi e conflittuali, e spesso allegri. Essa è intraprendente e d'intelligenza pronta, i suoi migliori amici tra i condomini risulteranno la coppia gay del terzo piano, che la proteggono, la portano in giro per il mondo, la iniziano alle manifestazioni del Gay Pride.
Questo romanzo è una commedia brillante, piacevole e ben scritta, con un tono talora di favola bizzarra. Il racconto della vita quotidiana si colora di sprazzi di ilarità, di accenti picareschi e paradossali, talora ricchi di poesia, e la narrazione è spesso inframmezzata da poesiole e da filastrocche. È un romanzo ottimista e fantasioso, diviso in capitoli di varia misura, anche brevissimi, in cui la forma della narrazione gioca un ruolo rilevante. Il narrato viene interrotto continuamente da flashback, da inversioni dei tempi cronologici, e l'abbandono della narrazione lineare, sia pure fatto con sobrietà e misura, va a tutto vantaggio dell'efficacia e della gradevolezza del racconto. Il tutto accompagnato da un tono leggero e brillante, teso a sdrammatizzare le situazioni a rischio e i fatti più incresciosi - a un certo punto troveremo anche che la protagonista è finita in carcere per ricettazione - mentre la rivelazione dell'identità del padre arriva proprio come un colpo a sorpresa, a sigillare un lungo racconto che punta tutto sulle qualità della pura narratività senza pretendere di fornirci messaggi altisonanti di qualsivoglia genere. E ciò è sicuro merito della elegante discrezione e della scoppiettante fantasia di Chiara Gamberale.