IL CRISTALLO, 2011 LIII 2-3 | [stampa] |
… La vita è un sogno! E nel sogno l'essere umano vive inquieto, aspirando sempre a qualcosa da raggiungere e da realizzare. Quando non riusciamo a realizzare, pensiamo, come fosse un ripiego, di vivere sognando e, allora, il nostro "essere" si estrinseca nella sua parte più intima, più interiore. Siamo, in questo caso, dunque solo il sogno di noi stessi?
Nel sogno, inteso come ideale, siamo ciò che gli altri vedono di noi stessi? Vogliamo essere per apparire per essere? Essere per sognare, o sognare per essere. Domande che generano inquietudine e necessarie riflessioni: nell'era del consumismo e dell'estetica più effimera e di facile consumo, ecco che le parallele atrocità della guerra rendono il benessere strano ed evanescente, così ci troviamo a vivere bene e progettare male il nostro futuro, ci troviamo ad essere solidali e razzisti allo stesso tempo, difendiamo il nostro territorio e accogliamo il "diverso da noi" senza riserve. È forse allora possibile che la verità stia in ambedue le affermazioni? Che la vita sia uno schizofrenico esistere senza possibilità di soluzione? L' "Essere per apparire" ci caratterizza già al momento della nascita, quando con il pianto comunichiamo che ci siamo e che vogliamo un posto al mondo. Nell'"Apparire per essere" il super-io emerge con tutta la sua forza e, in un certo senso, ostacola la nostra indole spezzando la nostra personalità. Poi la crescita, diventiamo grandi e piano ci svuotiamo di contenuti infantili e poi adolescenziali, riempiendoci di altri, lasciamo determinate certezze e influenze arcaiche e ci apriamo al presente, al vissuto, all'attimo… alla storia.
Siamo allora la nostra storia. Ciò che ci capita? Ma la nostra storia è casuale o premeditata? Siamo nelle mani del destino o siamo (nell'attimo della nascita, della percezione dell'esistenza, delle nostre scelte ed infine della nostra morte) o dentro l'infinito tempo dell'universo? Però, come sappiamo, quell'attimo e quell'universo ci sfuggono, diventano subito passato per dar posto ad un immediato futuro e, a noi del Terzo Millennio, che viviamo di tante cose effimere, veloci da consumare, sembra che tutto il mondo si svuoti di significato; corriamo allora verso l'affannosa ricerca di colmare i vuoti; nel disperato tentativo di far finta che i vuoti non esistono, spesso ci troviamo soli, di fronte ad errori e alle nostre più profonde insicurezze. Ma i vuoti ci sono, fanno parte dell'essere umano, la differenza sta solo nella loro profondità, essi hanno però generato il senso dell'arte e la ricerca di se stessi, i vuoti sono spesso riempiti dai sogni.
Oggi i giovani, ad esempio, sembrano consumare velocemente ogni cosa, ma a parlar con loro sembra che manchi sempre qualcosa; posseggono tante cose importanti, quelle che facilitano la comunicazione (cellulari, computer, etc.) e gli spostamenti (automobili, moto, etc.), eppure sembra che sia la comunicazione, sia gli spostamenti siano insufficienti: sembra come se la loro immagine fosse da qualche parte perforata e per questo debbano avere sempre bisogno di essere riempiti per accedere almeno ad una forma, ad una sostanza, ad un colore… alla vita. Spesso ci accorgiamo che, in questo immane lavoro, da soli non ce la facciano, abbiamo bisogno di qualcuno che ci sorregga, allunghiamo una mano sperando di sentire qualcosa nel vuoto; ed è allora, spaventati, che ci rifugiamo nel sogno. Ma il vuoto ha la sua consistenza, lo troviamo nell'arte, nei silenzi di due esseri che non riescono a comunicare, nello sguardo perso di un bambino che soffre, nei momenti in cui non ci sentiamo capiti, quando ci sentiamo abbandonati. Il vuoto è in un volto che attende di essere disegnato e che aspetta di transitare nella nostra memoria storica per guidarci al momento del bisogno nelle nostre scelte. I dipinti vogliono rappresentare il vuoto che prende forma, l'essere che si realizza nel sogno, il sogno che prende corpo in colori e che cerca di riempire l'insicurezza dell'uomo, poi le forme geometriche e tondeggianti che si intrecciano facendo perdere le loro tracce nell'intimo di figure umane alla ricerca del loro passato e del loro futuro. Il presente, nei dipinti, si stempera in una serie di forme che, a volte, richiamano momenti di vita (il mare, la natura, gli orizzonti della nostra regione); in altre il presente si realizza in manichini, forme umane indefinite da definire, quasi fossero in cerca, quelle stesse forme, di una loro identità. Gli scritti che accompagnano i dipinti nascono quasi contemporaneamente, ad accompagnare, con le parole, il pensiero espresso nei colori. Colori e parole: questo è stato il motore che ha avviato la nostra ricerca che in quest'appuntamento abbiamo chiamato: "L'Essere attraverso il sogno", a voler sottolineare che l'uomo ha sempre bisogno di ritrovarsi nell'arte e nella sua psicologia più interiore, e nell'arte trova l'unione tra lo stesso sogno e la realtà.
Il volto vuoto è una persona che attende e spesso e solo la parola, l'unico indizio della sua presenza!