IL CRISTALLO, 2011 LIII 2-3 | [stampa] |
Una battuta chiave del dramma Il dio del massacro di Yasmina Reza dice: "Io credo nel dio del massacro. È il solo che governa, in modo assoluto, fin dalla notte dei tempi. " A pronunciarla è Alain Reille, avvocato di una multinazionale farmaceutica, cinico, egocentrico, dai tratti vagamente faustiani, marito in seconde nozze di Annette, consulente patrimoniale, moglie inappagata. La coppia, dominata da una forte componente maschile, è ospite dei coniugi Houllié, che invece si caratterizzano per la predominanza femminile. Véronique è donna radical-chic nei panni della scrittrice di libri sulla cultura africana e nel suo impegno part-time presso una libreria specializzata in arte e storia; Michel è grossista di articoli casalinghi, subordinato intellettualmente alla moglie, edonista represso. Motivo dell'incontro è la ricostruzione dei fatti che vedono coinvolti i loro figli, Ferdinand Reille e Bruno Huollié: il primo ha colpito con un bastone il viso del secondo provocando gravi lesioni ai denti. La volontà condivisa dai due nuclei famigliari di risolvere pacificamente il problema, anche pensando ad opportunità pedagogiche a vantaggio dei figli, passa rapidamente in secondo piano. Il perbenismo di facciata di stampo borghese cede il passo, con maligna nonchalance, all'esplosione di tensioni e conflitti che culminano nella manifestazione di rabbie represse, nascoste nell'anima delle individualità. Le alleanze famigliari saltano. Si gioca a tutti contro tutti. Dal dramma si passa allo psicodramma coniugale. La violenza diventa verbale e fisica. Il salotto si trasforma in un ring infernale, in cui volano battute taglienti, insulti. I comportamenti degenerano in azioni, anche perché mosse dall'alcool, poco consone all'etica borghese. Poi tutto si normalizza, le alterazioni ritrovano equilibrio, si ricompone la dinamica delle ipocrisie. Il problema di partenza rimane perciò irrisolto.
La Reza descrive questo mondo con humour corrosivo e caustico, sostenuto da dialoghi essenziali e diretti che imprimono al testo un ritmo calzante in cui le parole bruciano i loro significati, li rendono banali fino a smascherare la pochezza interiore dei personaggi dall'apparente solidità etica e morale. Il testo, che si qualifica come mirabile esempio di drammaturgia contemporanea e tradotto con cura da Laura Frausin Guarino e Ena Marchi, si allinea al filone del dramma borghese avviato da Henrik Ibsen e August Strindberg (evidenti sono i richiami a Danza di morte) e proseguito, tra i tanti, da Arthur Schnitzler (Girotondo costituisce un'altra fonte), per poi arrivare a Un tram che si chiama desiderio di Tennessee Williams e Ricorda con rabbia di John Osborne. Composto nel 2006 da questa scrittrice e drammaturga francese, Il dio del massacro debuttò nello steso anno nello Schauspielhaus di Zurigo per la regia di Jürgen Gosch, seguì nel 2008 l'edizione francese nel Théâtre Antoine con Isabelle Huppert ed Eric Elmosnino, per poi approdare nel londinese Gielgud Theatre (regia di Matthew Warchus) e nel Bernard B. Jacobs Theatre di Broadway (2009). Infine Roman Polanski ha diretto una versione cinematografica del Il dio del massacro intitolata Carnage e presentata all'ultima edizione della Mostra del Cinema di Venezia con Kate Winslet, Jodie Foster, Christoph Waltz e John C. Reilly. Nel 2010, con il titolo Il dio della carneficina, la commedia della Reza fu proposta in versione italiana da Roberto Andò che affidò i ruoli ad attori qualificati quali Silvio Orlando, Anna Bonaiuto, Alessio Boni e Michela Cescon.