IL CRISTALLO, 2011 LIII 1 | [stampa] |
È innegabile che l'antisemitismo riprenda forza, pur se in ondate successive, sia nell'Europa occidentale (concetto vago, anche per l'equivoco, nato dall'epoca della guerra fredda, tra concetto geografico e politico-ideologico) sia in quella Orientale (noto ma sottovalutato il conflitto tra i magiari-Ungheresi e gli slavi, con vere forme di razzismo antislavo in Ungheria, i conflitti nell'ex-Jugoslavia, con i Croati che si vorrebbero più Germani che Slavi, ma anche i conflitti, che sembrano attenuati ma non sono sopiti, tra Cechi e Slovacchi; l'antisemitismo "orientale" è soprattutto questione cattolica, essendo dominante in Croazia e Polonia), né Badiou e HAZAN lo negano. Sottolineano, però, che ci sarebbe una sorta di vague (corrente, ondata) di intellettuali provenienti dall'estrema sinistra ma passati a "destra" (queste categorie, però, che pure ritengo abbiano ancora una loro validità descrittiva e che quindi non vadano messe in soffitta, andranno pur riviste e aggiornate... o no?), come nel caso di André Glucksmann, di Bernard Henry-Levy, Alain Finkielkraut e altri che non si stancherebbero di andare a caccia di antisemiti soprattutto nelle file della sinistra. Ora, però, che sia vero che il trasformismo ideologico-politico non è questione solo italiana, che l'antisemitismo venga spesso agitato come un problema nel campo avversario, mentre il proprio ne sarebbe indenne, non toglie il fatto che esso ci sia, anche tra le personalità "insospettabili"; converrebbe forse prescindere dal fatto che la storia della sinistra annoveri antisemiti insospettati persino nel caso di alcuni pensatori ebrei (cfr. la sottovalutazione della "questione ebraica" nell'omonimo saggio giovanile di Karl Marx, peraltro, appunto, Ebreo egli stesso), senza però dimenticarla; detto questo, l'antisemitismo è oggi in molta storiografia ma anche in moltissima pubblicistica della sinistra d'oggi, la più variamente intesa, né è da addurre come giustificazione per una patente di non-antisemitismo l'origine ebraica di alcune figure: l'origine ebraica, parziale o intera non toglie che vi siano intellettuali che vorrebbero dimenticare rimuovendola tale origine, divenendo antisemiti di fatto (cfr. la posizione dell'ebreo Jean-Paul Sartre, schierato totalmente ma anche incondizionatamente a favore dei Palestinesi e contro lo stato d'Israele, ma anche contro quello che per lui era "sionismo mondiale" - e con Sartre, grande pensatore indubbiamente ma spesso cieco in questioni politiche, siano ben più vicini all'oggi di quanto non lo siano mar o i pensatori che sono considerati fondatori della sinistra libertaria (Proudhon, Bakunin). Inoltre, in questo pamphlet indubbiamente significativo perché ripropone e rilancia il problema, pur se in ambito esclusivamente e programmaticamente solo francese, c'è qualche abbaglio, come quando sostiene: "Nella stessa Francia oggi si constata che, in maniera inattesa, Marine Le Pen non rivolga se non dolcezza nei riguardi degli ebrei nel momento in cui sostiene che il problema più terribile del paese è che alcuni "arabo-musulmani" facciano la loro preghiera in strada. Bisogna aspettarsi che i "giovani dei quartieri periferici" e gli "intellettuali progressisti" prossimamente siano trattati da antisemiti dal Front National - ciò che prova senz'altro che esistono, paradossalmente, delle "novità reazionarie" (op. cit., p. 42). Se volessimo limitarci solo a questo elemento, delimitando ma anche limitando il campo, sarebbe allora da aggiungere che, con segnali contraddittori rispetto al passato, oggi il Front National critica l'Occidente e soprattutto gli USA a livello di politica estera e soprattutto di imperialismo economico, politico e militare, assumendo talora toni che un tempo erano della sinistra ma al tempo stesso prende le parti di Israele, assumendo una posizione "atlantista", che non è mai stata sua, ma al tempo stesso recupera l'anti-arabismo che non era solo confinato nella questione algerina ai tempi dell'O. A. S. (Organisation de l'armée secrète Organizzazione dell'esercito segreto). Questione di per sé non estendibile a tutta Europa e a tutto il "mondo occidentale", ma senz'altro riscontrabile nella crisi della destra italiana, da sempre (già ai tempi del MSI-Movimento sociale italiano) divisa tra "filo-occidentali" filo-israeliani e antisemiti) e filo-Israeliani, per essere in sintonia con gli States e la NATO, ma, con la debite differenze, il discorso vale per gli USA, dove gli ultra-conservatori sono filo-israeliani per motivi elettorali, alcuni, altri perché seriamente convinti che l'"Occidente cristiano" si difenda anche difendendo Israele, mentre altri vorrebbero restaurare un "ordo christianus" antisemita, anche se magari non vogliono né possono ammetterlo... certo non è filo-semita il Ku Klux Klan, per intenderci. Né a sinistra (dove è subito da chiedere: quale sinistra?) i "giochi" sono di più facile comprensione, in realtà. L'antisionismo non s'identifica tout court con il razzismo, ma ne è, certamente, elemento costitutivo. Il libro di Badiou e Hazan senz'altro "non esaurisce nulla", ci mancherebbe, ma certo è da tener presente per capire qualcosa del problema, comunque una questione spinosa, anche perché antisemitismo e razzismo si annidano dove non si penserebbe che possano stare: nelle menti di persone "insospettabili" (che non si svelano come tali, non si esprimono e anzi magari appartengono a componenti politiche e sociali diverse), in rappresentanti d'istituzioni locali etc.