IL CRISTALLO, 2011 LIII 1 | [stampa] |
Con l'avvento e la sempre più rapida diffusione delle nuove tecnologie di comunicazione - telefonini intelligenti, webcams, IPads - e di "social media" come Facebook, Twitter, Youtube e Skype, il campo innovativo del "social design" sta emergendo anche in Alto Adige.
"Social design" è una forma "mista" tra design "classico" dedicato a questioni sociali e alla sensibilizzazione della popolazione per temi progressivi - si pensi per esempio ai primi passi in questa direzione da parte della pubblicità Benetton negli anni Novanta-, tra analisi accademica ed azione sociale, che cerca di creare spazi alternativi alle politiche tradizionali attraverso l'uso delle nuove tecnologie. Come sostengono i maggiori teorici e politici degli stati Uniti contemporanei, come per esempio Joseph S. Nye, Francis Fukuyama e Hillary Clinton, il vasto campo dei "Social media" sta attualmente diventando un nuovo, terzo polo di potere politico che nei prossimi decenni sarà la "terza colonna" politica e sociale accanto allo stato nazionale e alle organizzazioni trasnazionali come gli NGO's della società civile, di uguale spessore ed importanza. Di fatto, i "Social media" e il "Social design" sono già oggi un fattore di "potere soffice" ("Soft Power") complementare al tradizionale "potere duro" ("Hard Power"). Sono un fattore che funziona mediante la forza di attrazione e di convinzione, nonché del valore implicito delle idee più che attraverso la forza della rappresentazione formale o del contesto socio-culturale, e che crea processi di dialogo e di consenso largamente indipendenti da contesti politici tradizionali, dominati dalla logica dei partiti.
Come tale "terza colonna" di processi democratici del XXI secolo, il "Social design" è sempre più importante nel campo politico internazionale al punto che Joseph Nye e Manfred Steger sostengono addirittura che nel futuro non vincerà più chi avrà l'armata migliore, ma chi avrà il racconto, la storia da raccontare migliore, ovvero quella più attraente. Dunque, saranno idée come democrazia, individualismo, libertà e dialogo a prevalere nel XXI secolo, e ad assicurare la leadership globale delle democrazie orientali, e non più soltanto fattori di diplomazia, economia o politiche "di parte" o "d'interesse". L'internet, in tutto questo, gioca un ruolo cruciale per il progresso sociale, siccome la libertà di usarlo e dunque di comparare e confrontare idée velocemente - se non in tempo reale - e a livello internazionale e globale, inevitabilmente diventa una delle maggiori forze liberatrici e democratizzatrici del nostro tempo, che permette a chiunque di fare i propri ragionamenti comparativi e di poi scegliere il modello migliore a cui aspirare.
In questo senso, l'internet di per sé sta diventando un fattore di design sociale: aiuta a sviluppare uno spirito necessariamente più liberale che conservativo, ed è in questo senso che funziona seconda la massima famosa di Marshall McLuhan "il medio è già di per sé un messaggio". Ed è per questo che università di spicco mondiale come la Stanford University iniziano a chiamare le nuove tecnologie di massa potenziali "tecnologie di liberazione" ("liberation technology"), e gli dedicano scuole di design ed arte, sempre in strettissima cooperazione con enti di ricerca d'innovazione tecnologica e di democratizzazione. Naturalmente, ciò presuppone una caratura accademica e civile molto più intere transdisciplinare di quelle praticate fino ad oggi in Italia, incluso l'Alto Adige dove siamo ancora molto indietro rispetto a questi sviluppi di avanguardia.
La questione che si pone oggi nella nostra terra è: che cosa significherà tutto questo per l'Alto Adige? confrontato con altre realtà globali, nonostante tutte le grandi ed indiscutibili conquiste e il ruolo di modello per molte società nel mondo, l'Alto Adige rimane una realtà che - anche per ragioni storiche - è ancora fortemente dominata da concezioni di politica tradizionale, con un potere politico più o meno monolitico e pertanto in molti casi insufficientemente aperto al dialogo, ma incline alla "decisione dall'alto", che considera i processi politici dal basso come un fattore scomodo e di rallentamento - come hanno dimostrato per esempio recentemente le dimissioni del capo di ripartizione Armin Gatterer in "segno di protesta contro lo stile e i ragionamenti democraticamente non accettabili" della giunta provinciale locale.
Noi pensiamo che l'ascesa prepotente del "Social design" come forza di comunicazione innovativa negli anni a venire avrà un impatto notevole sulla nostra terra. In primo luogo, non saranno più esclusivamente la logica e il potere di partiti politici a garantire la coesione sociale e a forgiare i processi politici e sociali. Gli stili del potere forse non cambieranno del tutto, ma si diversificheranno. Questa attualmente al potere è probabilmente l'ultima generazione politica ad avere uno stile ancora pre-internet; le prossime generazioni saranno necessariamente diverse, e anche in Alto Adige orientate a un modello di potere tripolare e più "fluido" (vedi le idee connesse alla cosiddetta "Liquid democracy").
Secondo, il "Social design" come terza colonna di processo politico e sociale in Alto Adige potrà essere un contributo di pacificazione etnica, siccome sarà, in accordo con il carattere dei nuovi media, centrato all'"empowerment" dell'individuo, e molto meno di gruppi, anche se questi resteranno importanti e probabilmente irrinunciabili per le identità collettive anche nel futuro.
Terzo, il "Social design" potrà, attraverso il potere della comunicazione, sopratutto dell'immagine in atto autocritica della "Verfremdung", e la sua particolare forza ideale, di convinzione e di attrazione diventare una forza di cambiamento di cui l'Alto Adige ha forse più bisogno di altre realtà vicine. Proprio attraverso la forza dell'intervento artistico-sociale - della "Gestaltung" - creerà una nuova, terza modalità in questa provincia di concepire la "cultura", intendendo le identità particolari non in contrasto con le altre, ma come fattore di integrazione sociale individuale e personale. Pertanto, il "Social design" sicuramente farà diminuire l'importanza di partiti politici tradizionali anche in Alto Adige, e della cultura di interazione sociale connessa con essi. Saranno invece sempre più importanti processi di dialogo e di attrazione connesse a visualizzazioni e ad idee muovendo dal basso in alto. La grande sfida sarà di non lasciare questo sviluppo ai populisti, ma di renderlo auto-critico e capace di promuovere una più grande diversità e un pluralismo vissuto su livelli diversi, ma complementari tra di loro.
Ci sono naturalmente però varie condizioni affinché il "social design" possa assumere un ruolo progressivo nella nostra provincia. La maggioranza di queste condizioni fino adesso non è ancora stata discussa affrontata sufficientemente approfondita in sede locale. Per prima cosa siccome sono visti in tutto il mondo come fattore di importanza cruciale per l'innovazione tecnologica, i nuovi "Social media", il "Social design" e tutti gli aspetti teorici e d'azione relative dovrebbero essere inclusi nel nuovo polo tecnologico pianificato dalla provincia e nelle già esistenti strutture di ricerca e scienza in Alto Adige. Questo non significherà solo dare un contributo di modernizzazione, ma potrà essere anche un fattore importante per indirizzare qui campi sempre più importanti della "economica dell'attenzione" ("Attention economy") internazionale che sta diventano uno dei campi di maggior impatto, produttività e rendimento del mondo economico del ventunesimo secolo, e che pertanto non può più essere trascurato come fattore di sviluppo produttivo ed economico neanche in Alto Adige. Bisognerebbe creare una "public-private" agenzia di "comunicazione sociale e sostenibile" non solo limitata ai classici temi del "social design" come campagne pubblicitarie "pro bono" in interesse pubblico e della società civile, ma volta ad usare il design per migliorare l'interazione sociale in generale, incluso lo scambio di opinioni e il networking "ad hoc" per quesiti politici e sociali d'interesse anche solo temporaneo.
In secondo luogo, c'è oggi in Alto Adige un grande compito irrisolto: come rendere più "attraenti" le questioni politiche e sociali per i giovani, e dunque di come usare design e arti per coinvolgere più persone in processi di dialogo e di decisioni collettive importanti per la nostra realtà. La questione è come trovare un antidoto contro la tendenza antipolitica e privatistica soprattutto dei giovani in Alto Adige, che per coincidenza sono quelli che usano maggiormente i nuovi social media. Ogni risposta che si allinea nella direzione del "social design" presuppone che il design e le arti escano fuori dalla loro torre d'avorio e comincino ad entrare con forza nel vasto campo contemporaneo della "attrattività delle idee" nel mondo politico e sociale. Ci auguriamo che questo succeda, anche se con un certo ritardo, anche in Alto Adige - per contribuire a creare una società più dialogica, multidimensionale, individualistica e più sostenibile e stabile, perché meno dipendente esclusivamente da una delle tre colonne nella "politica" del futuro. Speriamo che anche in Alto Adige ci siano non una, ma tre di queste colonne politiche volte a una proficua collaborazione negli anni a venire.
Roland Benedikter e Kris Krois sono professori, Andreas Trenker è studente presso la Facoltà di design ed Arti della Libera Università di Bolzano. Benedikter è anche Professore di sociologia al centro per l'Europa della Stanford University, Full Fellow del Potomac Institute for Policy Studies Washington DC e membro del comitato direttivo dell'Istitute for Cultural Intelligence Washington.