IL CRISTALLO, 2010 LII 2-3 [stampa]

PRESENTAZIONE

di CLAUDIO NOLET

Si è voluto anche in questo numero conservare il tradizionale equilibrio tra il resoconto delle vicende dell'Alto Adige, arricchito dalla segnalazione di un testo critico importante sui rapporti fra i gruppi linguistici che convivono nella provincia, e la parte riservata alla saggistica di argomento letterario e artistico.

Certamente negli ultimi tempi la provincia di Bolzano ha richiamato l'attenzione della stampa nazionale per questioni complesse come quelle della toponomastica e dei monumenti dell'era fascista. I governi romani hanno sempre cercato di assecondare le richieste della Provincia riguardanti lo statuto di autonomia, forse quello di centro destra è stato meno sollecito di quelli di centrosinistra, ma ha mostrato esso pure alla fine di tenere in grande conto la prosecuzione dei buoni rapporti con Bolzano.

Si è voluto però con la conversazione con Stefano Fait e Mario Fattor, autori del saggio "Contro i miti etnici, Alla ricerca di un Alto Adige diverso", toccare temi che non possono essere certamente affrontati nell'ordinaria attività politica,ma che possono gettare luce sulla difficoltà di superare le divisioni etniche e culturali. Ci inoltriamo nel processo di integrazione europea che incontra molti ostacoli come in questa provincia. Proprio in questi mesi la crisi del Belgio deve avvertirci della forte resistenza che le divisioni etniche possono opporre alla formazione di un governo che tenga conto in maniera equilibrata delle esigenze di Fiamminghi e Valloni.

Contro il risveglio di nostalgie che riaprono vecchie questioni molti sostengono che bisogna avere la capacità di "storicizzare" , di riconsiderare il passato con spirito critico e di comprensione e che si deve guardare soprattutto al futuro. Sono proposte lodevoli, ma poco efficaci contro i "miti etnici". Andreas Trenker e Roland Benedikter ci hanno inviato uno stimolante intervento sui relitti fascisti a Bolzano.

 

Spero che i saggi di Zangrilli e di De Maglie incontrino l'interesse dei lettori perché approfondiscono con particolare attenzione i testi di cui propongono la lettura.

Zangrilli a proposito dei romanzi postmoderni osserva che "sono ampio respiro, poemi postmoderni che si ispirano alla storia per farla soggetto dei procedimenti del rovescio e dell'ambiguità, per metterla la luce di un'ironia multiforme, che in modi sottili sa cedere alla satira e alla parodia,o farsi semiseria, amara,demistificante. Ma usano la storia sempre per parlare o per meglio capire la realtà attuale". De Maglie dice "in Mario Tobino si incontrano due atteggiamenti,letterari ed esistenziali: una lucida curiosità verso il reale e , insieme,un incanto, una partecipazione emotiva al mistero che si cela dietro l'apparenza quotidiana". Viareggio, come habitat narrativo , è il tema che De Maglie prende come spunto della sua analisi dell'opera di Tobino.

Mi sembra addirittura doveroso l'omaggio di Silvano Demarchi alla poesia civile di Renzo Francescotti la cui opera è stata seguita puntualmente da questa rivista nel corso degli anni. Delicato e fine è il saggio di Andriuolo sul poeta di Grado Biagio Marin.

Le recensioni sono di Massimo Bertoldi, Enrico Mario Cipollini, Raffaele De Lauro, Silvano Demarchi, Eny De Iorio, Eugen Galasso, Angelo Mendula e Carmelo Mezzasalma.

 

 

C.N.