IL CRISTALLO, 2010 LII 1 [stampa]

LEONARDO BRAGAGLIA, Ritratti d'Attore, Bologna, Paolo Emilio Persiani, 2007, pp. 159; Maria Callas. L'arte dello stupore, presentazione di Giacomo Lauri Volpi, Bologna, Paolo Emilio Persiani, 2006, pp. 126.

recensione di MASSIMO BERTOLDI

Leonardo Bragaglia è cresciuto nel mondo dello spettacolo. Nipote del celebre regista Anton Giulio, nella cui compagnia ha debuttato ancora ragazzino e recitato a fianco di Memo Benassi negli anni Quaranta, è successivamente diventato attore e regista teatrale e cinematografico. In parallelo all'attività di palcoscenico ha svolto una proficua pratica di scrittore, compilando diversi libri dedicati al teatro e alla musica. Tra questi, Ritratti d'Attori è una raccolta di articoli pubblicati in varie riviste. Si tratta di una bella panoramica, non un dizionario sottolinea l'autore, specificando che le preferenze sono "dettate dal gusto personale e dalle personali esperienze di chi scrive" (p. 6).

Tenendo fede a questo criterio, Bragaglia accorpa la serie di profili degli attori, impostati su dati biografici e sui percorsi artistici, in tre categorie che inquadrano la storia del teatro italiano del Novecento.

Nella sezione "Dal grande attore all'interprete" sfilano in ordine cronologico l'attore patriota Gustavo Modena, Tommaso Salvini, proveniente da una famiglia d'arte come il caratterista Ermete Novelli. La trasmissione del mestiere riguarda anche Ermete Zacconi che diventò maestro dell'interpretazione naturalistica, mentre Ruggero Ruggeri fu il primo attore italiano proveniente dalla ricca borghesia, come Antonio Gandusio, mentre Memo Benassi aveva frequentato l'Accademia dei Filodrammatici di Milano. Sono percorsi formativi eterogenei che definiscono diversi stili di recitazione, che nella combinazione e circuitazione delle compagnie dell'epoca si sostanziano nel terreno comune dell'attore-mattatore. Tra i tanti attori ritratti da Bragaglia spiccano Alessandr Moissi, interprete internazionale italo-tedesco, Luigi Cimara, Sergio Tofano, Giorgio Albertazzi, Arnoldo Foà, fino a Mario Scaccia, Gino Cervi, Renzo Ricci e Salvo Randone.

Esaurita la sezione della "scena drammatica ufficiale" come la definisce lo stesso autore, la seconda parte del libro propone "Il dialetto e gli eredi della Commedia dell'Arte". I diciassette attori presentati condividono una drammaturgia radicata nella tradizione regionale rivisitata con gli ingredienti della modernità e resa, in questo modo, accessibile alle platee nazionali. Il capostipite è riconosciuto nella maschera di Pulcinella disegnata da Antonio Petito, mentre gli eredi più illustri sono attori-autori di area napoletana quali Edoardo Scarpetta, Raffaele Viviani, Eduardo e Pippino De Filippo. Il segno della Commedia dell'Arte caratterizza la cifra stilistica anche degli attori di area romana, da Ettore Petrolini ad Aldo Fabrizi, da Alberto Sordi a Vittorio De Sica. Il viaggio nell'Italia dei dialetti fa tappa in Liguria con Gilberto Covi, prosegue nel Veneto per incontrare Cesco Baseggio, massimo interprete di Goldoni e Ruzante, arriva nella Sicilia di Angelo Musco, non per aver trasferito sulla scena le commedia dialettali di Luigi Pirandello, e di Giovanni Grasso.

Nella terza e conclusiva parte di Ritratti d'Attori, intitolata "Dopo l'avvento delle accademie e delle scuole", Bragaglia espone i profili di personaggi cresciuti nell'ambito dell'Accademia Nazionale diretta da Silvio d'Amico. La formazione artistica attraverso la didattica caratterizza esperienze di straordinaria ricchezza espressiva come emerge dalle pagine dedicate a Vittorio Gassman, Arnoldo Tieri, Tino Buazzelli fino a Glauco Mauri, Giulio Bosetti, Giancarlo Giannini e Kim Rossi Stuart, che "costituisce una bella finestra aperta sul futuro del nostro teatro drammatico" (p. 154).

Anche il volume Maria Callas. L'arte dello stupore nasce da una passione per la grande attrice greca maturata da Bragaglia come spettatore di spettacoli lirici a partire dagli anni Cinquanta. Il libro si apre con un carteggio inedito tra il soprano e Giacomo Lauri Volpi che fiancheggiò la Callas in una celebre edizione di Lucia di Lammermoor del 1953. L'autore ripercorre la folgorante carriera e la magistrale lezione d'arte a partire dal leggendario debutto nel 1938, quando, appena quindicenne, interpretò il ruolo di Santuzza nella Cavalleria rusticana di Mascagni, per poi proseguire con i trionfi milanesi nella stagione 1950-51 con Vespri siciliani di Giuseppe Verdi, e il mozartiano Ratto del serraglio. Il 1953 è considerato "l'anno dei miracoli": oltre alla citata Lucia di Lammermoor, la Callas interpreta Medea di Luigi Cherubini, Aida e Il trovatore; mentre "il culmine della sua arte e della sua carriera è quel 1957-58" (p. 26) che la vide protagonista delle eroine di Tosca, Norma, Gioconda, che consacrarono il talento e codificarono le innovazioni apportate al teatro lirico, come si legge nella documentata antologia critica pubblicata nel volume.

Per quanto riguarda il controverso capitolo relativo agli scandali che segnarono la vita della diva, è utile leggere Non sono colpevole di tutti gli scandali di cui mi si accusa, testo scritto dalla stessa e pubblicato nel 1959 nella rivista "Life".

Infine la sezione del libro riservata alla "Documentazione" presenta materiali interessanti e utili per la ricerca storica: la cronologia artistica, il repertorio completo, la discografia.