IL CRISTALLO, 2009 LI 2-3 | [stampa] |
Dell'illustre e dotto poeta, Giuseppe Antonio Brunelli, è ora uscito il suo quinto volume, un'antologia poetica, introdotta e curata da Giovanni Dotoli. L'Autore fu docente universitario per cinquant'anni di lingua e letteratura francese in varie Università: prima a Ginevra, poi a Milano e Catania, dove rimase trent'anni e infine a Firenze (dove tuttora vive), chiamato da Mario Luzi.
Ebbe una vita segnata dalla perdita di due consorti, alle quali dedica in questo libro due sezioni: "Per Giovanna, poesie nuove e antiche", "Concerto per Palma". Meraviglia come nella dolorosa perdita, egli intensamente religioso, vi veda un disegno divino che devotamente accetta. Ma la sua poesia altrimenti è un continuo canto alla vita, pervaso da ottimismo e di riconoscenza per chi l'ha a noi donata, il Creatore. Ma leggiamo cosa scrive l'amico e collega universitario Giovanni Dotoli nella sua lunga prefazione: "La sua semplicità, il suo candore francescano, la sua voce squillante... mi affascinavano sempre più... Mi colpiva quell'andare leggero della parola al senso della vita e della morte, quel cantare l'amore nelle sue forme più alate, senza dare spazio a strutture d'avanguardia inevitabilmente destinate a passare di moda, e quindi a perire. Mi ero subito reso conto che Brunelli fa vibrare la parola come pochi... La poesia di Brunelli è un inno all'ottimismo. Tutto in lui è una prova di Dio e della sua grandezza". Brunelli ama la vita ed è incantato dalle bellezze del paesaggio che ritrae con dolci pennellate e richiami realistici: "Un silenzio di boschi e di campagne / si mette sulle strade, entra nei borghi, / sorprende le città, tacito vento. / Fa freddo, eppure senti primavera / nell'alba che più chiara ti si annuncia / e camminando canti, dopo tanto... ". Ma l'ispirazione prevalente della sua poesia è quella religiosa: "Pregare Dio / è simile a un cantare: / fa la preghiera / della vita un canto... Canta a Dio la natura, / dai monti ai cieli ai mari: persino i pesci / che nessuno ode". In questa prospettiva entrano le sue compagne scomparse che ora, avviandosi verso i novanta anni, ricorda: "Dov'è Giovanna che mi fu accanto / per vent'anni moglie e fatina / e al nostro nido una triade bionda / seppe donare di saggi folletti? / Ma dov'è più Milano d'allora?". E per la seconda moglie: "Prima ch'io t'incontrassi non era più mio l'amore. / I quarant'anni due volte pesavano sulle mie spalle / e dalla casa vuota tornavo alla vuota casa / dove spento era il fuoco che ci dava vigore". In questo secondo canto l'amore da terreno diventa celeste e tutto incentrato sul Trascendente e le Sue misteriose vie. Conclude il libro una serie di traduzioni e variazioni di noti poeti francesi, da lui coltivati nella sua lunga attività professionale e una ricca nota bio-bibliografica.