IL CRISTALLO, 2009 LI 1 | [stampa] |
Nel 1980 un gruppo di ragazzi amici di Racalmuto, in provincia di Agrigento, si imbarcano nell'avventura di fondare un giornale, "Malgrado tutto", anche per sfuggire alla noia e alla monotonia della vita paesana, e senza avere gli strumenti necessari e neanche una redazione: "il giornale è nato dalle nostre conversazioni e dai nostri incontri: in piazza, nelle strade, nei bar. Non era raro che interviste e articoli venissero materialmente scritti ai tavolini del bar Fofò, nel via vai di amici e conoscenti che chiedevano e consigliavano e criticavano" (p. 29). Sono giovani ragazzi inquieti che vogliono sentirsi impegnati e far qualcosa per cambiare in meglio la loro società, che hanno in comune l'interesse di ampliare i loro orizzonti cognitivi e culturali, anche ispirandosi ai libri del loro illustre paesano, lo scrittore Leonardo Sciascia, e al nuovo giornalismo presentato dalla "Repubblica" diretta da Eugeneo Scalfari. Sono giovani ragazzi armati dall'arma della speranza, dallo spirito di lottare per le cose giuste e vere, per la libertà di pensare, di scrivere, e di denunciare, anche le questioni più delicate, incluse quelle riguardanti il bullismo, la droga, la violenza, la mafia ("Succede ormai spesso che Racalmuto finisca sui quotidiani nazionali e sulle tv per fatti di mafia. Prima erano storie di sangue. Poi furono notizie di boss arrestati. Adesso dichiarazioni di collaboratori di giustizia" p. 50). I ragazzi di allora sono diventati ormai tutti professionisti, scrittori, professori, politici, ecc., inclusi i curatori del testo che attualmente sono giornalisti professionisti: Macaluso presso il "Corriere della Sera" e Savatteri presso il TG5. I ragazzi di allora e d'oggi non hanno perso lo spirito della tolleranza, né i principi etici. Fin dall'inizio il loro "Malgrado tutto" si colloca sulla strada del giornalismo oggettivo ed imparziale, prende posizione dure e controverse, ma sempre dalla parte del pubblico di lettori, dei cittadini, della gente, e schierandosi continuamente contro il potere, non solo degli amministratori e dei politici, contro tutte le forme di arroganze, di vizi, di corruzioni. "Malgrado tutto" continua ad essere una voce che critica tutto e tutti, ma che non ha mai ricevuto né una querela né un atto di citazione, continua a raccontare il nostro tempo con limpida consapevolezza, impegno, onestà, pur riconoscendo che a volte ha fatto degli sbagli. È un giornale che ha cercato di formare "una coscienza collettiva, un senso di appartenenza e di cittadinanza attiva che ha permeato una generazione, abituandola al dibattito, al confronto aperto, al coraggio delle proprie opinione, allo scontro acceso e polemico" (p. 30). "Malgrado tutto" continua tuttora ad animare il discorso culturale organizzando convegni, dibattiti, ed incontri di vario genere, come quello sul ruolo della stampa locale e nazionale, a registrare con vivo interesse la micro e la macro storia, i piccoli e i grandi eventi di Racalmuto che diviene una metafora della Sicilia, dell'Italia, del mondo. Un giornale che rende Racalmuto anche un simbolo di una nuova Sicilia capace di denudarsi di millenarie tradizioni, abitudini, costumi, quale quello dell'omertà.
Oltre all'ampia "introduzione" dei curatori che tracciano un dettagliato profilo storico della società racalmutese e del giornale, questo testo omonimo vuol essere una bell'antologia degli scritti apparsi sul "Malgrado tutto" dal 1980 al 2008. Molti dei quali appartengono alla firma di illustri scrittori che hanno fatto e continuano a fare la storia della nostra letteratura contemporanea, sono stesi dalla mano dei maggiori scrittori siciliani: Leonardo Sciascia, Gesualdo Bufalino, Matteo Collura, Giuseppe Bonaviri, Vincenzo Consolo, Sebastiano Addamo, Andrea Camilleri, Mario La Cava, ecc. E quasi tutti si rivelano importanti perché ci fanno capire meglio le componenti della loro poetica, le sottigliezze del loro pensiero, la loro visione del mondo. Molti prendono le pieghe del saggio anche dal taglio storiografico, dell'elzeviro, del reportage creativo, della documentazione affabulata; altri si presentano a guisa di un racconto realistico, autobiografico, antropologico, sociologico, psicologico; di una favola d'attualità intrisa di messaggi morali e di severe critiche alla società malata dei nostri giorni, sprofondata nell'ambito dell'ipocrisia, della corruzione, del degrado; di un'intervista che diventa racconto confessionale molto amaro, come ci fa notare un racconto-intervista di Vincenzo Consolo: "questo è un paese - ahimè - che è rimasto eternamente immaturo, eternamente ignorante e su questa ignoranza poi è cresciuto un fenomeno politico come quello in cui oggi siamo immersi, il fenomeno berlusconiano che è intervenuto con i suoi strumenti violenti, che sono gli strumenti televisivi e mediatici" (p. 159)
Il testo si apre con un articolo che Leonardo Sciascia pubblica sul primo numero del giornale, in cui parlando del carattere dell'"uomo del sud", afferma che per capirlo bene si devono considerare le radici storiche, in particolare quelle della Sicilia dominata dagli stranieri, dagli arabi agli spagnoli. Poi seguono gli altri articoli che Sciascia vi fa apparire attraverso gli anni discutendo, con piglio anche autocritico ed ironico, degli anni del dopoguerra in cui era maestro elementare nella sua isola e dei cambiamenti realizzati dalla scuola italiana con l'avvento del boom economico; del paesaggio naturale della sua terra, pieno di luce, di rocce, di ulivi, di mandorli, e dei personaggi reali e storici che lo hanno popolato attraverso i secoli, inclusi insigni pittori, musicisti, scienziati, ecclesiastici; degli scrittori siciliani e stranieri che lo hanno influenzato, della natura dei premi letterari, dello stato poco felice della nostra letteratura della fine del Novecento; della corruzione, dell'abusivismo edilizio, e del malfunzionamento della giustizia in Italia. Sciascia viene ad esaminare anche lo stato infelice del giornalismo italiano perché non possiede la libertà di denunciare la verità dei fatti, è parziale, servile, uniforme, ha sposato il conformismo, arrivando così ad approdare a livelli di profonda "digenerazione" (p. 103). Una degenerazione dei media italiani denunciata anche dai pezzi di Vincenzo Consolo che maggiormente esaminano l'informazione televisiva.
In vari aspetti questo testo vuol essere un omaggio a Leonardo Sciascia. Vi si riportano sia parecchi interventi che gli amici scrittori hanno fatto apparire sulle pagine di "Malgrado tutto" elogiando la sua figura di scrittore maestro, di voce morale del paese, di uomo ed artista sensibilissimo ai problemi sociali e politici; sia i necrologi, le commemorazioni, le testimonianze, i pezzi sulla morte di Sciascia avvenuta nel novembre del 1898, che con tenerezza ed affetto ricordano anche aneddoti della sua vita.