IL CRISTALLO, 2009 LI 1 | [stampa] |
È un romanzo storico di notevole spessore scritto con grande impegno letterario. La vicenda abbraccia un arco temporale che va dagli anni Venti, in pieno fascismo, fino agli anni Novanta del Novecento.
Ci sono molti personaggi, numerose famiglie le cui storie si intrecciano, e il tutto è ambientato a Firenze. Anche se è scritto in terza persona, il punto di vista dominante è quello del personaggio principale, Luisa, che da giovane ha avuto un grande amore, peraltro non corrisposto, per Davide, intellettuale ebreo, antifascista militante, che poi sarà catturato e ucciso dai nazifascisti nel momento culminante della battaglia per la liberazione di Firenze nel 1944.
Luisa è il personaggio che tiene le fila della storia, è la coscienza critica e morale delle vicende. Donna inquieta e intelligente, coltissima, ha scritto pregevoli saggi letterari, e anche un poemetto ispirato al dramma di Davide che poi ha dimenticato nella cassapanca di una soffitta.
Il romanzo è costruito con sapienza e sicuro padroneggiamento della tecnica narrativa, ed è scritto con uno stile che unisce l'energia affabulatrice del romanzo di lunga lena alle qualità di una scrittura sobria e al tempo stesso elegante. Non ci sono momenti di stanchezza, cosa non scontata per una narrazione di quasi trecento pagine.
Nel romanzo troviamo mariti e mogli, genitori e figli, e le vicende personali e familiari -intense e a volte drammatiche- sono distribuite in modo equilibrato all'interno di un vasto affresco costruito sulla base di una sicura documentazione storica.
I personaggi principali sono la coppia Arnaldo e Liliana Arnaldi che hanno tre figli, Giacomo Irma e Luisa. Luisa sposa Alessio e ne avrà i figli Cristina e Fabrizio. L'affascinante Elena, amica di Luisa, sposa Francesco ma aveva avuto un grande amore, ricambiato, con Davide, di cui rimane incinta, e ne nasce Lorenzo il cui padre ufficiale sarà Francesco. E così via, in un carosello di figure maggiori e minori le cui esistenze la narratrice persegue con implacabile tenacia dal principio alla fine.
Tempo d'autunno ha un'ispirazione schiettamente antifascista, è- come si sarebbe detto una volta- un romanzo "impegnato", in cui la realtà dei sentimenti individuali (amore, amicizia, odi e affetti familiari) si integra in modo paradigmatico, con un forte impegno civile, testimoniando la vita di una comunità tutta proiettata-dopo gli anni bui della dittatura -nel nuovo stato democratico. E questo è dimostrato anche dallo spazio che il racconto riserva agli avvenimenti del Sessantotto e della contestazione.
La calibrata costruzione della trama la sospinge, in un graduale effetto di climax, verso il catartico scioglimento finale, con il disvelamento di un evento misterioso che costituisce il clou della storia. Chi fu a tradire Davide nei giorni convulsi della battaglia di Firenze? Perché è certo che il tradimento ci fu.
Il romanzo racconta episodi di una concreta e reale società altoborghese fiorentina, di cui si mettono in luce bene e male, viltà ma anche momenti di coraggio e di eroismo. Sono ritratti in carne ed ossa personaggi tipici di una borghesia evoluta ed attiva che a Firenze costituiva in quegli anni il nerbo della società civile.
Insomma il romanzo della Izzi Benedetti è un bell'affresco della società fiorentina del secolo scorso, che mi ha fatto venire in mente un grande romanzo storico troppo poco conosciuto, Lo scialo di Vasco Pratolini.