IL CRISTALLO, 1960 II 1 | [stampa] |
Sono undici racconti, con un'ampia ed acuta presentazione di Francesco Flora, che traggono ispirazione dal medesimo mondo da cui è scaturito il Diario; anzi senza di esso questa libro perderebbe parte del suo significato, sarebbe difficile comprenderne la poesia e l'ispirazione.
Sarebbe stato forse preferibile che a dare il titolo al volume non fosse stato «Il Saggio Mago», che come tale ha comunque un suo fascino, ma un altro racconto più originale e più vicino alla fresca spiritualità di Anna.
Il Saggio Mago, come del resto gli altri racconti, rispecchiano gli stati d'animo che nascono in lei nell'alloggio segreto, il desiderio di vedere, di conoscere, d'amore e di bontà. Nella vicenda favolosa riconosciamo il mondo di Anna e Peter, la speranza che il lavoro possa far superare ogni forma di egoismo, un desiderio infinito di bontà e di generosità.
La più vicina alla sensibilità di Anna è forse la prima delle novelle «Blurry, l'orsacchiotto che voleva scoprire il mondo». Piena di oraria e di poesia la favola si snoda facile e leggera, ricca, di osservazioni acute, che tradiscono l'ansia di conoscere della giovane scrittrice. Una delle migliori anche perché nel ritorno dell'orsacchiotto, Anna riconosce i limiti della sua indagine verso un mondo che le rimane ancora sconosciuto.
«La Fioraia» e «La Fata» ci danno un quadro infantile tutto proteso verso la natura, duella natura tanto desiderata e contemplata dalla finestra dell'alloggio segreto: Finché puoi guardare il cielo senza timore, sappi che sei intimamente puro e che diverrai comunque felice I due racconti vivono in un'atmosfera ingenua, piuttosto povera di fantasia, ma sincera ed umana.
Ugualmente semplici e, sotto certi aspetti convenzionali, sono «L'Angelo Custode», ove appare, come nel Diario, l'amore di Anna per la nonna, soffuso da un vivo senso di ottimismo e di fiducia nella vita, ed Enrichetta» decisamente infantile e volutamente didascalico.
«Il sogno di Eva» è la novella che ella stessa aveva giudicato la meglio riuscita; è da rilevare in questo racconto un linguaggio particolarmente poetico ed essenziale che si adatta mirabilmente a quel mondo di fate e di fiori. Vi è molta grazia ed ingenuità che tradiscono però spesso la bimba che vuole esprimere un mondo più grande di lei, tutta immersa com'è nel suo grande sogno di bontà e fratellanza.
«Kitty» è un racconto più vario, che si stacca dal mondo fiabesco. Leggendo questa novella non si può far a meno di ricordare la Kitty del Diario. la bimba che indaga nella sua coscienza, cercando il perché delle cose, una linea per la sua vita futura verso la quale si protende sempre con un sereno ottimismo.
«Katrientje» ci mostra la bimba sognante, timida tutta rinchiusa nella sua ipersensibilità. che tuttavia cerca di reagire all'istintivo ritrarsi ai primi contatti col mondo. Queste poche pagine sono pervase dalla difficoltà di penetrare il mondo esterno e da un generoso desiderio di dare più che ricevere, di essere capiti. di non sentirsi soli.
Gli ultimi due racconti «Perché» e «Dare» si staccano da tutti gli altri perché privi di ogni forma immaginosa e fiabesca. Il primo comprende poche pagine ricche di un pensiero semplice, ma acuto nella sua indagine psicologica. Nascono dalla necessità di indagare il mondo, dentro e fuori di sé, e dalla consapevolezza che la risposta ai più gravi perché della vita possono venire soltanto dalla propria coscienza. È una prosa che invita a meditare, basti ricordare il periodo conclusivo: «E pensare non ha mai fatto male a nessuno, anzi ha fatto un gran bene a tutti».
In «Dare» l'indagine psicologica si allarga verso un più ampio esame della società. Il metodo d'indagine potrà essere manchevole, ma vi è in queste poche righe un occhio penetrante che giunge spesso alla sostanza dei problemi. Vi è una particolare sensibilità per il dramma che la società tutta sta vivendo ed un tentativo a volte ingenuo, ma sempre generoso e ricco di umanità, per risolvere i più scabrosi problemi dell'esistenza: «Che soddisfazione pensare che non abbiamo alcun bisogno di aspettare, che tutti possiamo subito cominciare a cercare di cambiare il mondo, un pochino per volta!... che ciascuno di noi, grande o piccolo, può contribuire immediatamente a diffondere un po' di giustizia».
Ottimismo, fiducia nella vita, che per lei fu così aspra, serenità e freschezza, questi sono i motivi dominanti in questo libro semplice, ma che merita di essere letto per completare il quadro più complesso e triste del Diario. Il suo mondo spirituale si può riassumere in queste sue parole: «È un gran miracolo che io non abbia rinunciato a tutte le mie speranze perché esse sembrano assurde e inattuabili. Le conservo ancora, nonostante tutto, perché continuo a credere nell'intima bontà dell'uomo».