IL CRISTALLO, 2008 L 1 | [stampa] |
Da quando l'uomo ha preso coscienza del proprio corpo ha sempre avuto uno stretto rapporto con il cibo. In epoche e tempi diversi ha rilevato le sue preferenze verso nuovi cibi e nuovi sapori, si è creato fresche ricette anche per fare la dieta, preparandole con nuove tecniche e con un'infinità di ingredienti, spezie, aromi, condimenti, salse, ecc., a cui si aggiunge una ricca varietà di vini e di liquori.
Ovviamente ogni epoca, ogni civiltà, ogni cultura possiede una particolare storia e arte del cibo. Non solo il cibo viene visto in modi diversi ma viene prodotto con tecniche e coltivazioni diverse. In certe società, primitive o moderne, uomini e donne, passano una parte considerevole della loro vita a cercarlo ed a consumarlo. Nel corso della storia è generalmente stato condiviso il detto proverbiale che "si è quello che si mangia", già presente negli scritti del medico-filosofo greco Ippocrate. Il cibo si fa espressione culturale di ogni società creando e possedendo un proprio linguaggio, rappresentando di volta in volta un vario grumo di idee e di significati. Per certe società averne in abbondanza ed essere fisicamente ben nutrito è segno di benessere, di appartenere a classi elevate. Mentre per altre società assume una funzione di socializzazione e di comunicazione.
Il cibo è una costante rilevante nella letteratura di ogni epoca. Basterebbe pensare letteratura rinascimental- picaresca (ad esempio Luigi Pulci, Lorenzo il Magnifico, Mateo Alemán) popolata in gran parte di una folla distinta di individui dalla fisionomia spensierata, buffonesca, errabonda, bricconi, emarginati, servi, sguatteri, cuochi, ecc., che frequentemente prendono rifugio in cucina, in bettole, in osterie, in tutti i luoghi in cui si mangia e si beve.
A cena con Messer Abate Agnolo Firenzuola (1493-1543) è una bella antologia dei suoi scritti, per lo più novelle e componimenti in versi, che hanno a che fare con il mondo del cibo e della tavola. Adriano Rigoli la ha curata con scrupolo ed attenzione. La ha adornata di una importante introduzione che traccia "la figura di Agnolo Firenzuola"; di un "glossario" che spiega le origini, le etimologie, e persino le nuance del linguaggio cibario utilizzato scientificamente dall'autore; di brani che spiegano ermeneuticamente le ricette dell'epoca e quelle descritte con piglio realistico da Firenzuola; e di riproduzioni di bicchieri, di vasi, di piatti, di dipinti, ecc., in cui il cibo è protagonista o deuteragonista.
Gli scritti antologici rappresentano una società rinascimentale colta e gaudente, raffinata e cortese, amante del bel vivere e del buon mangiare, che fa della tavola uno dei grandi piaceri della vita. La figura di Firenzuola buongustaio, il suo amore la per la cucina si manifesta in tanti modi. Soprattutto lo manifesta la descrizione minuta, elencatoria, ed impressionistica degli oggetti della tavola: "I bicchieri grandi di varie fogge, ma tutti d'un pregio; quello era di vetro ornato di bellissimi segni, quell'altro di cristallo tutto dipinto; molti vi si scorgevano d'argento finissimo, alcuni di forbito oro; parte ve n'era d'ambra intagliata meravigliosamente, tutti erano fregiati intorno di preziosissime gioje; sicché ti pareva bere e perle e pietre finissime (pp. 17-18); quella dei pranzi che gli preparano amici e famiglie del mondo aristocratico dove traspare la reminiscenza della lieta brigata boccaccesca; e quella della sana e robusta cucina contadina, ricca di soavissimi sapori dei pasticci alla spagnola, con un omaggio particolare alla carne di vario tipo. A volte la rappresentazione di Firenzuola del cibo sembra assumere i contorni della favola. Altre volte quella dei pasti, dei coltelli, delle tovaglie, dei tovaglioli, e di altre componenti del regno della tavola, sembra calcare i mezzi della esagerazione e creare dimensioni di un comico esilarante, come si nota in "Ode alla salsiccia": "Mangiasi la salsiccia innanzi e dietro, / A pranzo, a cena, o vuo' a lesso, o vuo' arrosto / […] Fassi la salsiccia d'ogni carne […] E grossa, e soda, e rossa, e naturale / […] Questo è quel cibo, che vi fa tornare / Giovani e lieti, e spesso anco al zinnare, / Fur le salsicce abeterno ordinate" (pp. 25-26).