IL CRISTALLO, 2008 L 1 | [stampa] |
Anno I, numero I, edito da "Pagine" (Roma-Firenze), diretta dal grande storico Franco Cardini. Medievista straordinario, ma anche studioso delle civiltà orientali (non a caso questo è il taglio della rivista), Cardini dimostra da sempre come lo storico non possa essere tale "a compartimenti stagni": esistono i super-specialisti che si occupano solo del "loro orticello", cui poi sfuggono nessi fondamentali, c'è il docente di "storia sacra" o "della chiesa" (a seconda delle denominazioni) che si occupa poco della storia "profana", ma anche viceversa, con le conseguenze che conosciamo. Nulla di tutto ciò, per fortuna, in Cardini, che padroneggia la storia politica come quella ideologica, quella economica e sociale come quella sacra, che non si nasconde dietro un paravento, nel senso che dichiara apertis verbis la sua "appartenenza" (è un cattolico conservatore, diremmo limitativamente, dimostrando nel contempo di essere apertissimo all'Islam, al contrario di molti "conservatori" ignoranti o anche solo spocchiosi, che si precludono la via alla conoscenza dell'"altro", dove la lezione di Lévinas come di Eliade ma anche solo una seria riflessione sul dialogo interrreligioso non ha mai attecchito né mai attecchirà). Ancora, in Cardini (che nell'ambito del volume, ampio, articolo, ricco di contributi diversi, dall'Oriente comunque europeo all'Oriente asiatico, "estremo", ma dove tout se tient, coordina, scrive, ma non "dirige" autocraticamente), la lezione della nouvelle histoire, da Fernand Braudel e Marc Bloch, in genere della "scuola" degli "Annales" fino a Le Roy Ladurie non ha mai escluso altri approcci, in una polisemia e in una prospettiva "multiversa" ricca e feconda. Illuminanti, tra gli altri, il saggio di Marcello Garzaniti su "Il Mondo degli Slavi fra popolazioni autoctone e invasioni dall'Oriente. Storia e antropologia del mondo slavo" fa giustizia di pressapochismi legati a tassonomie superate e/o condizionate dalla storia recente o comunque da "idee ricevute", rivendicando al tempo stesso l'"autonomia" dell'apporto slavo, ma anche poi l'inserimento in sistemi culturali diversi (anche se nettamente prevalente è quello illirico-bizantino-ortodosso), con la formazione di diversità, date anche dalla fusione con le popolazioni locali (è noto che la realtà bulgara, per ex., era decisamente, quasi "ostinatamente" pre-slava). Esemplare anche il saggio breve (a parte l'editoriale, certamente) dello stesso Cardini su "Amici-Nemici", dove la messa in discussione della dicotomia stretta porta piuttosto a una rivalutazione del modello "d'antan", dove comunque idealtipi quali El Cid Campeador ovvero, dall'altra parte, il Saladino, non portavano comunque all'odio spesso diffuso oggi, sia nel fronte dell'integralismo islamico sia in molte dichiarazioni di "Rinati Cristiani". Altrove, anche a proposito delle Crociate, viste al cinema in alcune opere recenti, si mostra (da parte di altri autori)come la reductio attuale delle Crociate al solo fattore economico sia fuorviante quanto inadeguata. Non sarebbe qui opportuno diffondersi in analisi ulteriori(dove si correrebbe il rischio, qui mai corso né immanente/aggettante ai testi/al testo, di perdersi "per li rami", di vedere gli alberi perdendo di vista il bosco):basterà dire che il taglio metodologico-storiografico dell'opera, che definiremmo a 360 gradi, contempera interessi puramente scientifico-conoscitivi, di documentazione, didattici etc., senza che mai uno di questi piani sopravanzi l'altro, lo "escluda" o forcluda.