IL CRISTALLO, 2008 L 1 [stampa]

Franco Zangrilli, Pirandello, presenza varia e perenne, Pesaro, Edizioni Metauro, 2007. pp. 254

recensione di GIUSEPPE FUASTINI

Franco Zangrilli è ormai ben affermato come studioso di letteratura italiana e comparata e in particolare è riconosciuto tra i maggiori studiosi dell'opera di Pirandello, Buzzati, Bonaviri, ecc.

In quest'ultimo suo studio Zangrilli esamina quel vasto e fertile filone delle presenze pirandelliane nella letteratura contemporanea, come l'opera dell'agrigentino ha influenzato tantissimi scrittori italiani e stranieri in tal modo da riconoscerli come seguaci e figli letterari di un pirandellismo originale e di un'attualità pirandelliana di prima categoria. Questi scrittori non solo si rifanno ai motivi pirandelliani (dall'umorismo alla pazzia, dalla relatività alla molteplicità della personalità) ma anche alle immagini dei personaggi e al modus operandi dell'agrigentino.

Zangrilli qui approfondisce l'analisi dell'influenza di Pirandello e del suo pirandellismo, - che lui ha già tracciato a partire dal folto e innovativo volume del 1993: Linea pirandelliana nella narrativa contemporanea (Ravenna, Longo) -, nelle opere dei nostri più rinomati scrittori del Novecento ed evidenzia come questi si rifanno e dialogano direttamente con l'opera dell'agrigentino. La scoperta dello Zangrilli si coglie non solo nell'aver individuato la linea pirandelliana da Bontempelli a Sciascia, da Moravia a Tabucchi, da Brancati a Pontiggia, da Calvino a Bufalino, così via, ma anche nell'aver rintracciato quest'influenza pirandelliana negli scrittori cattolici come Papini e Pomilio.

Il volume consta di sette capitoli, preceduti da una breve premessa. Penetranti sono i primi due capitoli: Pirandello e la novella e Pirandello e la favola, in cui si esaminano le tecniche diegetiche, narratologiche, e sperimentali del racconto pirandelliano. Lo studioso discute in modo convincente i modelli narrativi, i procedimenti espositivi, la struttura, tutti i mezzi della composizione della novella di Pirandello, e mostra come essa diventa una vera e propria favola moderna, con messaggi morali anche di stampo paradossal-umoristico.

Nel terzo capitolo, Pirandello e Cantoni, lo studioso mette in risalto come l'opera di quest'ultimo ha influenzato il primo Pirandello e come questi si rifà alle stesse tematiche e figure umoristiche. In base ai tanti richiami segnalati dallo Zangrilli, Pirandello si avvicina all'opera cantoniana e la rimaneggia a suo modo, ma avvalendosi di un umorismo sfarzoso, mentre quello di Cantoni è secco e molto più ottocentesco.

I capitoli su Pirandello e Papini e su Pirandello e Landolfi figurano tra i saggi più ingegnosi e comprensivi della critica pirandelliana dell'ultimo ventennio. Interessantissimi i tanti richiami e accostamenti tra le opere di Pirandello e Papini. Benché questi siano scrittori sui generis e le loro opere si contraddistinguano, Zangrilli mette in luce le affinità dei procedimenti narrativi. Tanti dei loro personaggi si avvicinano e, nel frattempo, si distinguono. I due scrittori si rispecchiano nel trattamento del relativismo, della crisi della coscienza, e perfino della "pazzia con i mezzi paradossali dell'umorismo" (102).

L'influenza di Pirandello sull'opera di Landolfi è stata ben poco esaminata dalla critica ed è proprio il merito dello Zangrilli che mette in risalto i numerosi legami tra questi due scrittori che trattano il tema dell'incomunicabilità oltre all'estesa "dovizia di temi relativi alle assurdità dell'esistenza" (133). Il pirandellismo di Landolfi è soprattutto evidente nella figura femminile, dello scrittore in crisi, dell'assurdo delle azioni umane, ecc. Lo studioso giustamente osserva che anche i nomi dei personaggi landolfiani si rifanno a quelli pirandelliani. Ed è proprio in questo capitolo la novità e l'originalità di questo studio in cui l'autore mette in risalto una vastissima gamma di legami, temi, e visioni tra questi due scrittori. Zangrilli coglie la natura dei personaggi landolfiani che "ripresentano testi pirandelliani centrati sulla tematica del doppio" (157). Interessanti sono anche le osservazioni che Zangrilli fa sul Landolfi pirandelliano che si rispecchia nel discorso meta-letterario e che pirandellianamente sente la sterilità oltre all'insufficienza della scrittura. In modo dettagliato e puntiglioso lo studioso esamina i parecchi personaggi dall'opera di Landolfi che rivelano caratteristiche e tratti pirandelliani.

Nel penultimo capitolo "Pirandello e Prisco" il critico tratta i maggior motivi ed influssi pirandelliani, soffermandosi in particolare sul discorso meta-letterario che lo scrittore napoletano articola nei suoi racconti e nei suoi romanzi quale Lo specchio cieco.

N'ultimo capitolo "Pirandello e la critica" Zangrilli riassume, analizza e valuta i maggiori studi monografici sull'opera omnia pirandelliana degli ultimi trent'anni. Si sofferma sui più importanti studi pirandelliani facendone un'attenta critica ermeneutica. In conclusione, il merito di questo studio si vede nella capacità dello studioso di considerare tutta l'opera di Pirandello, dalle novelle alle commedie, dai romanzi alla saggistica sempre in relazione ai maggiori scrittori del Novecento. Con questo volume Zangrilli arricchisce la critica pirandelliana e ci offre fresche idee ed osservazioni che serviranno sia agli studiosi che agli studenti della letteratura contemporanea.