IL CRISTALLO, 2008 L 1 | [stampa] |
Il saggio in questione è frutto di una paziente esplorazione in un'area poco frequentata dagli studi teatrali italiani, nonostante sia stata una zona indiscutibilmente ricca di forme di spettacolo. Bertoldi ha saputo, con rara dedizione, mettere assieme le sfuggenti tessere di un delicato mosaico storico. La via del Brennero, rotta frequentata da mercanti, soldati e principi, fu infatti anche un'arteria di capitale importanza per la diffusione della cultura italiana nei paesi di lingua tedesca e non solo. Negli anni compresi fra il 1200 e i primi venti anni del 1600, la strada fra Trento ed Innsbruck fu teatro di spettacoli di comici, concerti, feste cortigiane e popolari, tornei cavallereschi, rappresentazioni sacre e commedie carnevalesche, oltre che ingressi trionfali. Il saggio di Bertoldi segue il criterio della scansione cronologica degli eventi, accompagnando il lettore in un viaggio attraverso le località maggiori e minori del tragitto, focalizzando l'attenzione sul delicato rapporto fra gli scambi commerciali e culturali, oltre che sullo sviluppo delle diverse forme teatrali durante i secoli. Nello scorrere dei capitoli emergono elementi di continuità e discontinuità. I fenomeni conservativi, spesso dovuti all'isolamento di alcune zone risultano, però, inferiori rispetto ai numerosi elementi di innovazione, portati dalla straordinaria frequentazione di questa arteria; una delle più importanti di Europa fra il Quattrocento e il Seicento. La via del Brennero, segmento della più estesa via d'Alemagna, fu infatti la principale strada di collegamento fra le corti italiane (Roma, Firenze, Ferrara, Mantova) e i centri maggiori dell'Impero asburgico (Vienna, Praga, Linz, Augsburg, Salisburgo, Monaco di Baviera, Dresda). Da queste città, la cultura italiana ebbe modo di potersi irradiare anche in aree assai più lontane, come il regno di Polonia o la Russia degli Zar. Per tali motivi, questa piccola area geografica, spesso impervia per le condizioni climatiche, è da ritenersi un soggetto di studio di rinnovato interesse, proprio in questi tempi di Europa Unita, vera o presunta tale. La via del Brennero – come ci aiuta a comprendere l'autore – non fu soltanto una via di transito, ma un luogo di straordinaria diffusione culturale. I frequenti passaggi di teste coronate quali Massimiliano I, Carlo V, Ferdinando II, Filippo II e Anna Caterina Gonzaga, così come di semplici viaggiatori o importanti diplomatici fecero in modo da innescare un processo produttivo di feste e spettacoli a Trento e a Innsbruck, così come presso i centri maggiori in itinere. Tali festeggiamenti coinvolsero maestranze e talenti artistici italiani e tedeschi, uniti in un reciproco scambio di esperienze e know-how. Ambasciatori e mercanti, viandanti, pellegrini, legati pontifici e principi, italiani e tedeschi furono, di volta in volta, spettatori o protagonisti di eventi spettacolari, la cui memoria è rimasta impressa in documenti, cronache, affreschi e altre forme artistiche. Se dal Duecento al Quattrocento le forme di spettacolo appaiono sostanzialmente ancorate ad una consolidata prassi di stampo tardomedioevale, con il fiorire del Rinascimento italiano anche il milieu culturale tridentino ed asburgico si rimise in gioco, dando vita ad una stagione memorabile di festeggiamenti, ad opera dei Principi Vescovi Madruzzo e degli Asburgo di Innsbruck. La ricerca di Bertoldi è stata condotta attraverso il censimento e l'analisi di fonti archivistiche, cronache di viaggio, testi teatrali sacri e profani, e un attento studio dell'iconografia disponibile. Nell'ambito degli studi di teatro del nostro paese, la via d'Alemagna conta pochi, ma coraggiosi tentativi di studio, se paragonati alla ben più ricca bibliografia riguardante l'altra importante rotta 'teatrale' di questi secoli: la via di Francia. Una menzione a parte, quindi, spetta alla ricca appendice bibliografica, che presenta elementi di assoluta completezza e novità nel panorama degli studi teatrali italiani su queste aree di pertinenza.