IL CRISTALLO, 2008 L 1 | [stampa] |
Parlare di Erminio Segatta, pittore nato a Trento nel 1911 e deceduto a Rovereto nel 1994, può essere facile ma anche in un certo senso difficile. Facile perché davvero cospicua è la documentazione a lui riferita, e così pure l'antologia critica. Non è quindi un problema attingere dati circa la sua vita spesa lavorando intensamente, mantenendo stretti e frequenti rapporti con il mondo artistico culturale del suo tempo e partecipando a numerose esposizioni a Milano, Roma, Torino, Bologna, Bolzano, Rovereto e specialmente a Cortina d'Ampezzo.
È invece assai più complicato tentare di inquadrarlo in una delle varie correnti che hanno caratterizzato e animato la pittura del Novecento. Segatta, uomo dinamico, intelligente, aperto al dialogo e al passo con i tempi, ha recepito le diverse tendenze che via via si andavano affermando, senza però mai uniformarsi ai loro schemi. La sua è una pittura libera, indipendente, che sgorga vivida dalla fantasia, frutto di una sensibilità e di un estro particolarmente vitale. Anche il suo approccio con l'arte fu spontaneo e immediato, frequentando sia l'ambiente culturale della città natia, sia i pittori già affermati di quel periodo.
A questo artista singolare e di interesse, il capoluogo trentino ha dedicato per la prima volta una mostra. Una sessantina di dipinti provenienti da collezioni pubbliche (dal Museo Civico di Rovereto in particolare) e private hanno riproposto a Trento il cammino di Segatta nella sua interezza e complessità, un iter operativo contrassegnato da ricerche e sperimentazioni incessanti.
L'esposizione curata da Umberto Giupponi e da Paola Pizzamano, a cui si deve inoltre un esaustivo catalogo monografico (il primo sull'artista) corredato da una preziosa testimonianza di Milena Milani, si è svolta dal 29 marzo al 19 aprile 2008 nella prestigiosa sede di Palazzo Trentini. L'iniziativa ha potuto concretizzarsi grazie al sostegno determinante della Società del Museo Civico di Rovereto, istituzione che intende valorizzare gli artisti presenti nella sua raccolta d'arte. La rassegna ha altresì beneficiato del fattivo contributo dell'Assessorato alla Cultura della Provincia Autonoma di Trento.
Il percorso espositivo iniziava con alcuni lavori degli anni cinquanta, caratterizzati da richiami evidenti allo stile di Carrà e Rosai. I dipinti "Madonna degli angeli", "Barche" e "Marina" ne sono fedele testimonianza. Ma il figurativo per Segatta è solo una breve parentesi, quel genere di pittura non lo attrae, e presto lo abbandona per sempre. Infatti nel 1957, soggiornando in Liguria a Capo Mele, esegue i primi motivi astratti. Qui avviene l'incontro con la scrittrice e pittrice Milena Milani, che avrà un ruolo fondamentale nella sua evoluzione culturale e artistica, proponendolo anche all'attenzione critica di allora. Osservando le opere dal titolo "Composizione", realizzate a partire dagli anni sessanta, l'artista evidenzia una trasformazione radicale, appare enormemente distante dal modo in cui dipingeva soltanto qualche anno prima. Come lui stesso afferma, la sua pittura diventa soggettiva e non più oggettiva. Erminio Segatta si trasferisce poi a Cortina d'Ampezzo, dove mantiene assidui contatti con personaggi di grande rilievo in campo artistico e culturale, quali Giuseppe Marchiori, Dino Buzzati, Enzo Brunori, Campigli, Cassinari, Santomaso. Con loro stringe amicizia e crea fruttuosi scambi, per lui forieri di stimoli indispensabili. Da citare anche i suoi precedenti legami con i conterranei Fortunato Depero e soprattutto Gino Pancheri.
In quegli anni il suo fare pittura muta ancora, e lo sarà di nuovo più avanti. In merito, Paola Pizzamano scrive in catalogo: "Chiazze, ghirigori, sgocciolamenti sulla tela esprimono il suo carattere vivace, libero, ludico, nell'uso abbondante del colore steso casualmente in una combinazione sempre nuova di rossi, blu, verdi, gialli squillanti che si intersecano, formano grovigli, un magma senza forma, una rete di intrecci. Si tratta ad evidenza di una ricerca libera dalle regole convenzionali che si attua nell'istintualità del gesto e nel fascino sottile e ipnotico del colore".
Parecchi dipinti esposti e recanti tutti il medesimo titolo, "Formazione", contraddistinti da numeri e sigle, vengono realizzati con tempere, vernici e materiali vari, a testimonianza del suo desiderio di evolversi continuamente, spinto da un entusiasmo e da una passione incontenibili.
Segatta volge poi a un'astrazione espressa col segno-simbolo: calligrammi e ideogrammi eseguiti rispettivamente facendo uso della lettera K e caratteri a cuneo di origine antica. Per la seconda interpretazione egli prende lo spunto da Capogrossi, conosciuto nel 1965. La mostra propone un buon numero di tele riferite a quest'ultimo ciclo innovativo ("Formazione 70" , "Formazione 8E", "Formazione 19", "Formazione 1C").
Continuando la sua ricerca d'avanguardia Segatta sperimenta la neo figurazione, dipingendo galli, cavalli ed altri animali rifacendosi all'arte dei grandi maestri del passato ma adottando uno stile moderno e personalissimo. Alcune opere esposte a Trento, quali ad esempio "la capra di Picasso" e "Safari", sono indice di questo nuovo orientamento pittorico.
La rassegna termina con una serie di quadri realizzati negli ultimi anni, periodo in cui Segatta si era già trasferito nella città di Rovereto, dove ebbe la stima e il supporto del fraterno amico e critico d'arte Luigi Serravalli. Qui le sue esperienze creative si susseguono ancora ininterrottamente fino a poco prima della morte. Ora si può anche definire Segatta "transavanguardista". Gli esiti riconducibili a tale periodo, prodotti con la tecnica del "dripping" (sgocciolamento), mostrano una grande libertà d'azione, una gestualità vivace e una freschezza. Rappresentano l'ultimo dei messaggi che Erminio Segatta, pittore colto, generoso e attivissimo, ha voluto lasciare ai posteri. Messaggi certamente degni di considerazione e apprezzamento, nonché di ulteriori riscontri ben oltre i confini regionali.