IL CRISTALLO, 2008 L 1 [stampa]

(GPS) GUIDA A PIENO SCHERMO.....

di ALESSANDRO COLOMBI

Guidando, soprattutto di notte, in autostrada, è praticamente impossibile non notare come nelle automobili che superiamo, o come più spesso accade nel caso del sottoscritto, ci superano, appaia uno schermo piccolo ma perfettamente visibile, persino in quel brevissimo istante in cui riesce a distrarci, luminoso e quasi spavaldo nel buio della corsia al nostro fianco. Appeso quasi sempre al parabrezza (assicuratoci da potentissime ventose degne d'uno scalatore di grattacieli), e rivolto immancabilmente verso gli occhi del guidatore praticamente alla loro stessa altezza, uno schermo che può variare dai 2,5 sino anche a oltre 7 pollici di diagonale (!), occupa parte (variabile, appunto) del campo visivo di un numero sempre maggiore di guidatori, e consuma una percentuale non indifferente della loro attenzione durante un processo tutt'altro che banale come la guida di un automobile, in autostrada, magari in tarda serata o, si diceva, durante la notte.

Anche considerando sufficientemente elevata l'abilità di guida nostra e dell'automobilista medio, aspettandoci dunque che venga ugualmente posta la massima attenzione nonostante le molteplici fonti luminose già diffuse nell'abitacolo, e sperando nella salvifica presenza del vivavoce per non distrarsi a causa del solito telefonino, non dovremmo comunque sottovalutare un fattore molto importante, forse ancor più del reale disturbo prodotto dallo strumento in quanto tale. Possiamo comunque guidare bene, nonostante sia comparsa una specie di mini-televisione in mezzo al nostro campo visivo? Potremmo farci scudo con le svariate migliaia di chilometri ormai alle nostre spalle, oppure affidarci a quella sorta d'automatismo che chiamiamo in nostro soccorso (sempre e comunque a torto…) anche in quelle due o tre occasioni celebrative, condivise annualmente con amici, colleghi, parenti, in cui non riusciamo a non superare la soglia del tasso alcolico previsto dal codice della strada. Potremmo, in pratica, adattarci "semplicemente" anche a quest'ultima novità, riuscendo a fronte d'un certo impegno a farci incantare il meno possibile dal piccolo cinescopio, ma non potremo comunque sfuggire ad una certezza perfettamente evidente, anche se purtroppo come spesso in questi casi troppo facilmente lasciata ai margini del discorso. Quello schermo, perennemente acceso, in mezzo al nostro abitacolo, ultima novità tecnologica a completare il lay-out luminoso di un cockpit che viene studiato per somigliare al ponte di comando di un caccia militare o di un'astronave immaginaria, pensato in innumerevoli varianti per gratificare le nostre diverse "attitudini", e solo in qualche raro caso reali necessità, da avidi consumatori di idrocarburi, quell'aggeggio parlante e apparentemente geniale ed onnisciente, in autostrada, non serve a nulla. Proprio a nulla!

 

Utile a questo punto non tralasciare un dettaglio, che per le dimensioni complessive del problema ed i termini in cui è posto rischierebbe di ridurre sensibilmente la praticabilità del ragionamento stesso, un dettaglio apparentemente minimo di un problema apparentemente banale. Il navigatore satellitare, GPS, o come preferiamo chiamarlo, è comunque dotato (oltre alla possibilità fornirci indicazioni visuali) della capacità di comunicare con noi attraverso la voce di uno speaker virtuale, in alcune versioni recenti è persino possibile utilizzare voci di personaggi celebri (ovviamente più spesso comici…) da cui farsi dare irresistibili (!) indicazioni stradali. Il GPS, in sostanza, e da sempre, parla. In più lingue, volendo con diversi accenti pseudo-vernacolari, facendo persino battute sagaci su improbabili località della bassa padana o del profondo sud così da intrattenerci mentre ci informa. In sintesi, l'ennesimo apparato per l'edutainment mobile, sfruttabile nella gran parte delle funzionalità disponibili anche senza attivarne lo schermo ed ascoltandone soltanto i messaggi vocali.

  1. Inutile forse sottolinearlo, ma l'utilizzo delle ventose e il modello tutto sommato "posticcio" di cui sopra, scelto da chi scrive soprattutto perché rappresenta ancora la gran parte dei sistemi GPS in circolazione in Italia e più in generale nel mondo, descrive solo questa situazione specifica e non può quindi esservi ricondotta automaticamente anche la messe crescente di sistemi di navigazione integrati nella dotazione di partenza della macchina e quindi molto meno intrusivi e visibili dall'esterno rispetto alle soluzioni after-market.
  2. Va annotato che lo scrivente ritiene, come del resto ogni possessore di una licenza di guida, di potersi legittimamente fregiare d'uno stile di conduzione dell'automezzo rispettoso del codice, mai, perlomeno volutamente, foriero di rischi per il prossimo ed agito con abilità complessiva da non disdegnarsi.
  3. E qui non resta che parlare di controproduttivitá, ovvero di quanto succede sempre piú spesso a causa di prodotti e strumenti che invece di farci risparmiare tempo ed energia ne assorbono, in modo crescente. Perché non funzionano, o funzionano male, o "troppo bene", a modo loro, perché siamo noi ad esser "negati", ecc., ecc., ecc…
  4. Education and entertainment (educazione ed intrattenimento), uniti dalla tecnologia e ormai accessibili (perlomeno in teoria) attraverso qualsiasi aggeggio a nostra disposizione. Dicembre 2007, s'inaugurano in Giappone primi corsi universitari disponibili per fruizione da telefono cellulare… Perché non imparare e divertirsi ovunque, non piú soltanto in una scomoda aula tradizionale? Giá, perché?
  5. In luogo d'inusuale in questo caso sembra più corretto parlare di "emergente", nel senso che la diffusione rapidissima e sempre crescente di strumenti per il posizionamento geografico incide su percentuali considerevoli di cittadini e lo fa trasversalmente a genere, anagrafe, fasce sociali e contesti di ceto e culturali, definendo in pratica una tendenza non solo prevedibile ma certa e verso cui stiamo facendo rotta, con tempi e modalità variabili, da ogni luogo del pianeta e non più soltanto nelle strade trafficate delle metropoli.
  6. Dove "iper" non misura ovviamente quantità o valore assoluto della dotazione tecnologica di chicchessia, ma punta ad inquadrare la sostanziale ridondanza e dispersività del modello d'acquisizione e utilizzo "medio" delle risorse tecnologiche più diffuse; iper, quindi, in senso non certo virtuoso quanto potremmo invece aspirare anche ad agire con e attraverso un uso più attento e consapevole degli strumenti tecnologici e della rivoluzione inscritta nel paradigma digitale.
  7. La diffusione pervasiva di sistemi di posizionamento geografico non va associata necessariamente allo strumento che vediamo oggi utilizzato soprattutto nelle auto e per queste immaginato, dobbiamo invece considerare che qualsiasi telefono cellulare recente permette la localizzazione del suo utilizzatore e che in molti altri modi, potremmo e potremo sapere dove siamo e come andare dove vogliamo andare, o come incontrare amici che si trovano nelle nostre vicinanze in un determinato luogo e momento, o, come già si vagheggiava oltre dieci anni or sono, trovare un ombrello durante un improvviso acquazzone che ci sorprendesse durante la visita ad una città sconosciuta.
  8. La tentazione d'indirizzarsi verso analisi psico-sociologiche o comunque d'imbastire un discorso più riconducibile alle cosiddette scienze sociali è ovviamente molto forte. La possibilità di coinvolgere un campione minimo di automobilisti e tentare di formulare qualche domanda strutturata, o di proporre una riflessione ad un gruppo di colleghi disponibili a fornire indicazioni sulle proprie abitudini e percezioni della questione, si offre infatti come quasi irrinunciabile. In realtà, il retroterra teorico di chi scrive e la deriva scelta per questo breve discorso non introducono grandi possibilità al di fuori dell'approccio narrativo, o più onestamente e semplicemente, aneddotico. Per ragioni di spazio, di tempo e soprattutto in virtù dell'efficacia riconosciuta alla sintesi postmaniana che definisce le disciplina umanistiche come discipline a deriva ineluttabilmente ed esclusivamente morale, e comunque non scientifica. Se, ad esempio per Postman, è del tutto ovvia e immediatamente dimostrabile l'improponibilità concettuale dell'associazione stessa tra scienza e complesso delle relazioni sociali umane, se, come in molti hanno finito per dover ammettere, non sapremo mai prevedere (influenzare?) molto altro che le scelte d'acquisto o il voto di preferenza per un candidato politico, meglio ovviamente se il candidato è stato un attore di Hollywood, non resta dunque molto altro che tentar di raccontare "qualcosa di significativo" che possa aspirare a cristallizzare un momento preciso nello spazio e nel tempo, qualcosa che ci aiuti a capire meglio, soprattutto qui e ora, chi siamo o stiamo diventando, anche e soprattutto per tramite della tecnologia.
  9. Chi sceglie davvero, nel terzo millennio, l'automezzo di famiglia? Stando alle ricerche più note, siamo passati dal ruolo decisionale principalmente attribuito all'uomo sino ancora a circa una quindicina di anni fa, ad uno più condiviso tra uomo e donna, sino all'attuale superamento della figura femminile da parte dei più giovani di famiglia, i bambini. Per accorgersi del cambiamento, che ad alcuni non mancherà d'apparire sorprendente, basta dare un'occhiata anche sommaria alle pubblicità di automobili attualmente diffuse senza cadere nel tranello del bambino messo per "fare famiglia" o per attenuare lo spirito sportivo di un'auto un po' troppo potente. Qui si parla, piuttosto, di coinvolgimento diretto degli attuali, più temuti, osservati e rispettati tra gli "Influencers"; quei i bambini digitali che tutto sanno, tutto vogliono e, direttamente o indirettamente, per tutti decidono. Ormai, anziché bambini che sembrano adulti in miniatura, siamo giunti ad una massa globale di adulti vestiti sempre più come adolescenti, o, ancor meglio, ad una massa informe di adolescenti che variano dai 7 ai 67 anni senza praticamente soluzione di continuità tra gusti, abitudini, attitudini, di quelle, che un tempo, erano considerate fasi molto differenti della vita.
  10. Ergo, guidando, poniamo nuovamente sia notte, anche se lungo le corsie dell'autostrada più sconosciuta, incerti sulla nostra destinazione se non per un'uscita dal nome sin d'ora mai sentito ma che fortunatamente abbiamo salvato nella memoria del nostro portentoso navigatore, anche se fossimo nella nebbia più fitta o nevicasse e/o avessimo una gomma forata, anche considerandoci nel più classico dei worst case scenarios, insomma, sarebbe comunque meglio tenere gli occhi ben fissi sulla strada, e sceglier d'ascoltare, anziché guardarle inutilmente, le indicazioni stradali del nostro portentoso giocattolo dotato di schermo a colori. Uno schermo che non serve a nulla e ci distrae, che ci distrae ma senza servirci praticamente a nulla, perlomeno nella forma in cui tutti sembrano usarlo. Anche di giorno, va annotato a questo punto, è ormai assolutamente normale vedere centinaia di schermi accesi, nelle auto, nel pieno dell'ora di punta su una qualsiasi tangenziale, e faticare a non chiedersi, nuovamente, cosa stiano osservando con tanto interesse, a parte la propria indiscutibile immobilità, tutti quanti.

Il fatto di voler sapere costantemente dove siamo (pur non avendo fondamentalmente alcuna possibilità di sbagliarci visto il luogo e la sua specifica morfologia), anche se in mille modi riconducibile all'abitudine e a specifiche fascinazioni tecnologiche, indica un'attitudine piuttosto comune e diffusa, persino divertente per chi è interessato all'evolversi del comportamento e curioso dei possibili sviluppi, ormai strani ed inusuali per periodi sempre piú brevi prima di divenire accettati e largamente diffusi. Attitudine che sembra caratterizzare e descrivere almeno superficialmente alcune delle piú visibili e apparentemente diffuse tipologie d'essere umano contemporaneo. L'uomo non tecnologico, ma iper-tecnologicizzato, digitale ma ancora per la gran parte in modo completamente eterodiretto e sostanzialmente non autoconsapevole, l'uomo di questa prima fase della transizione. Non si vuole in questa sede estendere il discorso ad aspetti fantascientifici e di stampo cyberrelato, neppure parlare di quel golem evoluto che, a seconda dei punti di vista, siamo diventati sin dai tempi del primo pace-maker, saremmo sempre stati perlomeno dall'invenzione del concetto di tempo e dalla definizione tecnica della sua misurabilità, saremo comunque tutti, presto o tardi. Non interessa, perlomeno ora, discutere di se, ed eventualmente quando, diverremo entità scaricabili su supporti esterni al nostro corpo organico, così come non importa quanto realizzabile, folle, o semplicemente orribile e disumana sia una simile possibilità. Sarebbe probabilmente più interessante domandarsi, ad esempio, come potranno variare le statistiche riferite agli incidenti automobilistici di un paese che, come il nostro, continua a produrre un numero annuo di vittime della strada degno di un bollettino di guerra, non d'una semplice rilevazione statistica. Ovviamente non si vuol neppure per questo correlare la presenza (tutto sommato ancora recente rispetto ad una più che certa futura diffusione di massa) dei navigatori con il crescere degli incidenti. Incidenti che peraltro continuano ad aumentare insieme al numero delle automobili, e da decenni, senza apparente soluzione. Piuttosto, quello su cui si tenta di riflettere in questa sede, e su cui si specula senza alcuna pretesa d'esaustività o scientificità, è la situazione nel suo insieme, così come percepita da un qualsiasi guidatore contemporaneo che voglia, molto semplicemente, tentare un approccio euristico al moderno modello di conduzione di un automezzo e ai suoi cambiamenti rispetto all'evolversi della tecnologia e delle risorse che rende disponibili. Ancor meglio, qui si cerca di farsi un'idea, prima di tutto da automobilisti, di cosa diavolo sta succedendo a un numero sempre maggiore di guidatori.

 

Il fascino dello schermo, prima questione annotabile, sembra esser tracimato dall'ormai vecchia e banale televisione, a qualsiasi strumento noi si scelga di usare. Rasoi e spazzolini elettrici, condizionatori, giocattoli di ogni tipo, contenitori per alimenti, qualsiasi cosa, volendo e potendo permettersi d'esser sufficientemente (!) tecnologici, può avere uno schermo. E anche non fosse a colori e/o ad alta risoluzione, sembrano chiedere a gran voce gli odierni consumatori, fate in modo che qualsiasi cosa maneggiamo abbia perlomeno un piccolo display LCD! Del resto anche la semplice brocca dell'acqua, dotata di filtro depuratore, mostra un piccolo visore che ci indica (ovviamente la stima…) del tempo che ci separa dal cambio della cartuccia filtrante. Quasi tutti questi schermi sono puri e semplici gadgets, posti a retorica (e perciò non sempre onesta) conferma del valore tecnico complessivo dell'oggetto, ma non sono praticamente mai direttamente correlabili alla reale qualità del medesimo. Nessun elettrodomestico, in alcun caso, può esser davvero migliorato a livello tecnico dal semplice inserimento di uno schermo, se non in considerazione della facilità di utilizzo e della usabilità (uno dei termini più di moda degli ultimi anni) che incidono ovviamente sulla qualità complessiva dell'esperienza dell'utente, ma non sulla prestazione pura, d'una lavatrice, di uno spazzolino o di un aspirapolvere. Anche per questo, dato che abbiamo appena scelto, faticosamente e dopo mille mediazioni in famiglia, la nostra nuova fiammante automobile, e visto che tra le cose che ci aspettiamo da lei c'è indubbiamente l'alta tecnologia complessiva del progetto, di cui ci siamo convinti nel tempo e dopo attente analisi che preferiremmo lasciare però all'immaginazione e alla coscienza di ciascun lettore (…), avendo prediletto la sicurezza ma non per questo dimenticato le prestazioni, sapendo già che il colore dell'illuminazione interna del cruscotto sarà blu, non possiamo non immaginare la presenza e l'utilità di un navigatore satellitare nel bel mezzo di tutto questo. Non saremmo abbastanza moderni, aggiornati, tecnologici, mancherebbe decisamente qualcosa, e del resto ormai ce l'hanno tutti, costa pochissimo, perché dovremmo farne a meno proprio noi? Un nuovo schermo va perciò ad aggiungersi alle normali luci dell'abitacolo, uno schermo da cui possiamo ottenere diverse informazioni, oltre ovviamente alla nostra posizione geografica con uno scarto teorico ormai di pochi metri. Possiamo infatti utilizzare lo schermo del navigatore anche per visualizzare le nostre fotografie digitali trovandoci in viaggio e senza un computer ed uno schermo più grande di quello della fotocamera con cui le abbiamo scattate, così come per navigare in rete o guardare addirittura un film, oppure per associare i nostri itinerari a punti precisi fotografati da amici e a cui possiamo farci condurre con un semplice click, lo stesso con cui trovare un negozio, un ristorante, un punto panoramico, una farmacia, nelle vicinanze. Ma non in autostrada, dove tutto ciò che esiste, dai viadotti alle aree di sosta e di servizio, è segnalato chiaramente, in modo ben visibile e senza che ci sia richiesto di distrarci dalla guida.