IL CRISTALLO, 2010 LII 1 | [stampa] |
Nei sette anni circa della sua permanenza a Bolzano (1794-1801) il compositore Franz Bühler, nato il 12 aprile 1760 a Schneidheim (presso Nördlingen) e morto nel 1823 ad Augsburg, dove era maestro di cappella del Duomo, ebbe modo di manifestare compiutamente le sue molteplici attitudini musicali che già lo avevano reso famoso a Donauwörth nel monastero benedettino di «Heilig Kreuz», della cui comunità religiosa Bühler faceva parte col nome di Gregor e dove conseguì l'ordinazione sacerdotale nel 1784. F. J. Lipowsky, uno dei suoi primi biografi, annota: «Neben dem Organistenamt fand Bühler in Bozen Zeit, zwei Opern und sehr viele Musiken, die ihm große Celebrität erwarben, zu schreiben». L'attività compositiva di Bühler a Bolzano si dispiegò infatti nei tre luoghi di produzione-fruizione musicale della città nel tardo Settecento: la cappella musicale del Duomo (il fondo Toggenburg2 conserva le parti vocali e strumentali complete di 45 Messe, antifone, 35 Tantum ergo, salmi, litanie lauretane e offertori), le stagioni operistiche di carnevale allestite nella sala del palazzo Mercantile, la residenza estiva del suo raffinato mecenate, Anton Melchior von Menz, a Oberbozen sull'altopiano del Renon dove Bühler, ospite della ricca famiglia, compose numerosa musica sacra e strumentale per le più svariate circostanze liturgiche, familiari e di intrattenimento mondano, soprattutto musiche di danza.3
Il primo dei due Singspiel composti da Bühler nel suo periodo bolzanino segnò una svolta radicale nell'ambito della grande stagione operistica offerta alla comunità cittadina sullo scorcio del Settecento grazie all'iniziativa e al sostengo finanziario di Anton Melchior von Menz: 12 stagioni operistiche (la prima nel 1784, l'ultima nel 1798) in cui furono messe in scena 23 opere comiche italiane, le stesse applaudite anche dal pubblico viennese in quegli stessi anni, che furono seguite da un totale di ben 43mila spettatori, borghesi, aristocratici, militari di stanza a Bolzano, un record per una città che all'epoca non contava neppure diecimila abitanti. Il Singspiel di Bühler si colloca infatti su un versante estetico polemicamente contrapposto a quello dell'opera comica italiana del tempo e l'eco del suo strepitoso successo locale arrivò fino in Germania, destando le speranze di tutti coloro che in terra tedesca, dopo la morte di Mozart, attendevano il nuovo "messia" del teatro musicale tedesco.
"Eine Oper ganz national": la stagione di carnevale del 1795/1796.
La locandina della stagione di carnevale 1795/1796 annunciava "zur heurigen Faschingsunterhaltung folgende / zwey Singspiele: / Der / hintergangene Bräutigam. / Die Musik vom Herrn Cimarosa. / Die / falschen Verdachte. / Die Musik vom Herrn Abbe Bihler". La 'prima' dell'opera di Cimarosa era stata fissata per il 26 dicembre 1795 e la locandina informava il pubblico che "nach jeder Aufführung wird zugleich die darauffolgende bestimmet werden. Die Aufführung der zweyten Opera wird seiner Zeit angezeiget werden".
Il Singspiel Der hintergangene Bräutigam era la versione in tedesco del dramma giocoso in un atto di Domenico Cimarosa Amor rende sagace, libretto di Giovanni Bertati, in cui la protagonista Bellina, fidanzata del giovane spasimante Riccardo, fa appello alle "astuzie femminili" per raggirare il vecchio Ambrogio a cui il padre l'aveva promessa in sposa.4 Nella scena iniziale il Dottor Graziano dà infatti lettura del testamento del padre di Bellina che le riserva però un'amara sorpresa: "Debitor mi confesso / d'ogni fortuna mia solo all'amico / qui sopranominato. [Ambrogio, mercante bergamasco, "Herr Billenau in Leipzig" nel libretto in traduzione tedesca] E per essergli grato, / a mia figlia [Bellina, Amalie Schmit nel libretto in traduzione tedesca] promessa a lui in isposa / lascio a titol di dote ogni mio avere, / perch'esso l'amministri a suo piacere. " Se Bellina avesse rifiutato di sposare Ambrogio avrebbe ricevuto la sola legittima. La ragazza non si perde però d'animo: "O perder tutto, / o tutto acquistar voglio. " Bellina si finge pazza e Ambrogio per calmarla si lascia convincere suo malgrado ad assecondarne tutte le bizzarre richieste, accettando anche di firmare "per burla" un atto di rinuncia alla mano della ragazza.
A Vienna Amor rende sagace andò in scena al Burgtheater l'1 aprile del 1793 e rimase in cartellone fino a novembre per un totale di 13 allestimenti a cui vanno aggiunte le 5 repliche che ebbero luogo fra aprile e giugno al Teatro di Porta Carinzia. Questo dramma giocoso però non bissò il successo del Matrimonio segreto tanto che indusse Cimarosa a riproporlo l'anno successivo sulle scene del Teatro de'Fiorentini di Napoli in un radicale rifacimento a firma di Giuseppe Palomba. L'impalcatura drammaturgica generale, diversi numeri musicali e lo stesso titolo Le astuzie femminili sono mutuati da Amor rende sagace che in questa nuova veste godette di grande successo sullo scorcio del Settecento con numerose riprese nel corso dell'Ottocento e anche del Novecento.5
Dalla nota manoscritta relativa al bilancio delle entrate/uscite della stagione di carnevale 1795/1796 redatta di suo pugno dal von Menz, si evince che le rappresentazioni di Amor rende sagace furono 6 per un totale di 966 spettatori. L'incasso6 ammontò a 338 fiorini e 6 Kreuzer da cui vennero defalcati 32 fiorini e 9 Kreuzer corrispondenti all'incasso di una rappresentazione che venne devoluto, come di consuetudine, ai poveri della città.7 Alla differenza di 305 fiorini e 57 Kreuzer furono sommati 29 fiorini e 24 Kreuzer derivanti dalla vendita di 98 libretti dell'opera a 18 Kreuzer l'uno, per un importo totale di 335 fiorini e 21 Kreuzer. Le uscite ammontavano a 66 fiorini e 17 Kreuzer e pertanto il saldo attivo fu di 269 fiorini e 4 Kreuzer.
Le rappresentazioni del Singspiel Die falschen Verdachte furono 12 per un totale di 3334 spettatori. L'incasso ammontò a 1166 fiorini e 54 Kreuzer a cui furono sommati 66 fiorini e 36 Kreuzer derivanti dalla vendita di 222 libretti. Al totale di 1233 fiorini e 30 Kreuzer furono tolti 462 fiorini e 37 Kreuzer relativi alle spese sostenute e pertanto il saldo attivo ammontò a 770 fiorini e 53 Kreuzer. Al termine della stagione l'utile netto ammontò a 1133 fiorini e 45 Kreuzer8 che vennero ripartiti come al solito fra i cantanti e gli orchestrali della Gesellschaft der hiesigen Tonkünstler.
Nella corrispondenza inviata al Journal des Luxus und der Moden di Weimar un anonimo corrispondente bolzanino tracciò il bilancio artistico della stagione 1795/1796. L'auspicio, formulato in una precedente corrispondenza del 1794, che la Gesellschaft der hiesigen Tonkünstler inserisse nel cartellone delle stagioni di carnevale anche opere tedesche, si era finalmente avverato offrendo il destro anche per un j'accuse nei confronti dell'opera comica italiana:9
Un'originale opera tedesca a Bolzano. Bolzano nel Tirolo li 5 febbraio 1796. Io credo che la presente comunicazione sia del tutto legittima in un giornale la cui vocazione è quella di segnalare tutti i cambiamenti e le novità che hanno o che possono avere un influsso sull'opinione pubblica. I nostri musicisti del posto, di cui Lei è già al corrente che ci dilettano nel periodo del carnevale con delle opere, ci hanno proposto quest'anno un'opera del tutto nuova e in un certo senso anche unica nel suo genere, intitolata "I falsi sospetti". Un mecenate locale10, che non nomino per rispettarne la riservatezza, ha steso il testo che ha per oggetto un affresco familiare molto bello, toccante, dai caratteri e dall'intreccio ben sviluppati, dai dialoghi schiettissimi, messo in musica dal nostro compositore il signor abate Franz Bihler. Poiché anche l'allestimento è stato realizzato esclusivamente da persone di qui, possiamo dunque a buon diritto essere fieri di dichiarare quest'opera integralmente nazionale. Poeta e compositore hanno lavorato in splendida armonia e le due belle sorelle, poesia e musica, si danno la mano in modo così intimamente amichevole che all'ascolto di quest'opera si ha l'impressione di un tutto organico di grandissima bellezza. Il signor Bihler pare avere perfettamente inteso il ruolo della musica in un'opera, quello cioè di elevare e in un certo senso di intensificare ulteriormente il contenuto espressivo proprio delle parole, attraverso l'accompagnamento di suoni armoniosi. Egli ha saputo esprimere nella musica magistralmente, e in taluni punti in modo veramente eloquente, le diverse passioni e il loro corso, le molteplici situazioni e i caratteri contrastanti, operando in modo tale che l'atmosfera in cui il poeta drammatico ha voluto calare l'ascoltatore non solo non venga disturbata bensì mantenuta e rafforzata nel modo migliore. C'è veramente da augurarsi che ci siano sempre più pièces di questo tipo in tedesco: solo così le insensate sciocchezze italiane sparirebbero gradatamente del tutto dai nostri palcoscenici e potremmo prendere atto di possedere sufficiente forza originale per creare opere d'arte senza alcun aiuto straniero. L'uomo di solida formazione che in uno spettacolo teatrale non ricerca soltanto qualcosa che gli solletichi le orecchie ma anche un nutrimento per la mente e il cuore, ritorna a casa insoddisfatto di un'opera italiana. Poiché il compositore italiano, non avvezzo a ragionamenti più profondi, oltre alle chiacchiere insopportabilmente insulse scambia anche sempre le cose essenziali con quelle secondarie e dimentica che la musica, per sua natura e scopo, deve essere sempre subordinata al testo, compone di conseguenza come gli passa per la testa oppure costringe il povero poeta a scarabocchiare dei meschini versacci del tutto inadeguati al contesto per poter aggiungervi le sue idee musicali, tanto che per la maggior parte assomiglia, come ha detto Orazio, ad una testa d'uomo sul collo di un cavallo. Per sincerarsene basta solo provare ad abbinare ad un brano musicale italiano un testo del tutto diverso, adatto solo dal punto di vista metrico, per vedere che l'effetto non solo è lo stesso ma spessissimo migliore. Ma se qualcuno provasse a fare la stessa cosa con quest'opera di Bihler, si accorgerebbe che non solo le modificazioni del testo ma il cambiamento o anche la sola sostituzione di singole parole farebbero perdere molto all'insieme, tanto la musica è stata composta espressamente per questo testo e in questo, secondo la mia opinione, consiste il vero merito che il compositore deve perseguire. […] Con la presente ho voluto solamente richiamare l'attenzione del pubblico tedesco sull'uscita di questa meravigliosa opera d'arte. [...]
Tono e argomenti polemici di questa corrispondenza, condivisi peraltro in larga misura anche dal 'principe' dei librettisti italiani del Settecento, Lorenzo Da Ponte,11 vanno inquadrati nel contesto del dibattito sull'opera nazionale tedesca che aveva ripreso vigore anche a Vienna dove, dopo il clamoroso successo de Il matrimonio segreto di Cimarosa, era cominciato il declino dell'opera buffa italiana dopo un decennio di incontrastato favore sotto l'ala protettrice dell'imperatore Giuseppe II.
La redazione della rivista di Weimar, allora centro culturale e spirituale della Germania,12 aggiunse, in calce alla corrispondenza da Bolzano, il seguente realistico commento:
Chi non vorrebbe concordare di buon grado con le intenzioni del nobile signore tedesco, che ringraziamo pubblicamente per l'invio di questa interessante notizia, in merito alla disonorevole schiavitù in cui tuttora ci troviamo incatenati al gusto operistico italiano? […] Ma dove sono oggi i compositori tedeschi che sappiano restituirci un Mozart? In quanto a poeti capaci di redigere testi sensati sembra che non ne manchino. Siamo infatti a conoscenza di un eccellente testo destinato ad un'opera tedesca che è rimasto nel cassetto alcuni anni per la mancanza di un buon compositore all'altezza dell'argomento, e che uno dei più grandi poeti della nazione13 ha terminato il testo per una seconda parte della Zauberflöte che avrebbe reso sensate tutte le insensatezze di quella pièces. Ma dove sono i compositori? Gli editori.
Nella corrispondenza, probabilmente dello stesso von Menz, inviata in data 12 febbraio 1796 alla testata del Brüner Journal, è assente invece qualsiasi tono polemico e prevale una visione non antagonistica dell'opera italiana e del Singspiel tedesco. La corrispondenza si dilunga inoltre in ulteriori dettagli che ci forniscono un quadro vivo e circostanziato della prima esecuzione di questo Singspiel:
Mio Signore!
A tutti gli amanti del teatro Lei sollecita dalle pagine del Suo giornale l'invio al suo giornale stimato in tutta Europa di contributi relativi a pezzi teatrali, ed io mi affretto volentieri a trasmetterle una breve notizia, ma totalmente imparziale e conforme alla più severa verità, relativa ai nostri spettacoli teatrali pubblici dello scorso carnevale: mi farà un grande piacere se lei vorrà riservargli uno spazio nel suo giornale. […] La prima opera rappresentata a carnevale si intitolava "lo sposo raggirato" musica di Cimarosa. Era molto bella. Ma mi permetta di venire subito a parlare dettagliatamente della seconda, sotto ogni riguardo migliore. Si tratta di un'opera completamente nuova per questa compagnia operistica, redatta a Bolzano e messa in musica pure a Bolzano dal compositore Abbé Franz Bühler e intitolata "I falsi sospetti".
Tanto il testo quanto la musica sono risultati realmente belli in modo straordinario, e quest'ultima presenta oltre a intrinseci meriti artistici anche un valore immensamente grande e raro, di essere scritta in modo perfettamente consono al testo e di esprimere in maniera magistrale i diversi caratteri. Compositore e poeta si sono conquistati una fama imperitura e ci hanno trasmesso un tutto in cui le singole parti sono così perfettamente assemblate che il più piccolo taglio ne farebbe perdere la bellezza L'opera è stata rappresentata 12 volte di seguito e benché duri ben 4 ore, ogni volta ha visto il teatro esaurito e il più delle volte strapieno. Il successo è stato realmente il più straordinario, si dovrebbe dire il più rumoroso, il più fragoroso. All'ultima replica il martedì grasso la cosa è degenerata quasi in un tumulto, e si è applaudito, battuto i piedi, urlato a squarciagola in maniera esagerata all'indirizzo delle cantanti, dei cantanti, dell'orchestra, del compositore, del librettista. Inizialmente si era formata una fazione contraria.14 Ma la bellezza dell'opera era troppo schiacciante e il successo troppo generale […]. Il dissenso rimase solo presso un esiguo numero di persone e queste dovettero patire una certa pubblica vergogna da parte del pubblico troppo affascinato dall'opera. L'allestimento ha superato di gran lunga le nostre attese. La nostra prima cantante, la signorina Franziska Jegg, che già da tempo si è guadagnata la piena approvazione del pubblico, ha cantato e recitato, malgrado un increscioso catarro che la tormenta in continuazione, la sua faticosa, estremamente difficile parte principale dell'americana Sulma, con arte immensamente grande e con un'espressività del tutto insolita, e con così intimo sentimento, che si poteva realmente provare il suo dolore e la sua gioia alla separazione dal figlio e alla loro riunificazione. La brava artista ha sempre affascinato in particolare nel terzetto con Tobi e Ogar e nel bellissimo recitativo dell'addio la parte più sensibile del pubblico ha pianto lacrime di intima commozione. Il basso signor Schuler ha interpretato Sir Warrington, un personaggio in cui si è profondamente immedesimato e di cui sente profondamente le mutevoli passioni. Il suo canto è stato pieno di sentimento. La seconda cantante, la signorina Marie Kerer ha interpretato felicemente, soprattutto in alcuni passaggi, il ruolo a lei assegnato di Mistris Spencer, che ha offerto inoltre spunto per alcune riflessioni. Il piccolo Jegg è stato un bravo Tobi oltre ogni aspettativa. Ha interpretato il suo ruolo in modo molto naturale, spontaneo e infantilmente bonario. Dobbiamo ammettere che l'interpretazione di questi due ruoli ha contribuito moltissimo al bel effetto dell'insieme. Il signor Stam tenore, nel ruolo di Sir Spencer era assolutamente al suo giusto posto, e sebbene alcuni abbiano osservato che la sua parte abbia un po' sofferto a causa dell'indisposizione della sua voce, ci ha dato motivo di essere del tutto soddisfatti. Il signor Zach, basso, ha interpretato il suo ruolo del buon negro Ogar in modo magistralmente preciso, e la sua profonda voce di basso è stata eccellete, soprattutto in alcuni pezzi. Avrebbe solo dovuto memorizzare meglio alcuni passi in prosa. La terza cantante Adele Neübaur, che ha interpretato la cameriera Fanni, non può essere certamente paragonata al resto neppure lontanamente per quanto riguarda la parte vocale, ma tuttavia merita la lode perché anche lei ha eseguito i suoi pezzi musicali con ogni precisione. Ecco dunque un piccola recensione su ogni singolo ruolo dell'opera e chiedo a tutti coloro che l'hanno vista di scusarmi per qualche piccola parzialità o imprecisione. La splendida esecuzione della nostra orchestra, che siamo già abituati a sentir suonare in modo bello e preciso, non mi è possibile lodarla a sufficienza. Tutta l'opera così lunga e difficile è stata eseguita dall'inizio alla fine con magistrale precisione e grande zelo, assieme a tutti i soli e i concertati del violino, violoncello, clarinetto, corno, oboe e fagotto, e abbiamo veramente motivo di essere fieri dell'orchestra, che potrebbe trovare difficilmente una a lei simile almeno in città di provincia. Sono convinto che quest'opera troverà pieno successo dovunque potrà essere allestita bene e in modo preciso e procurare al pubblico piacere e all'impresa teatrale un buon incasso […].
Al signor Joseph Georg Tÿschler, tipografo/stampatore, libraio e negoziante d'arte a Brünn.15
"Die falschen Verdachte": la trama e la sua novità drammaturgica
La morale sottesa al libretto dell'opera Die falschen Verdachte16 potrebbe essere espressa dal sottotitolo: o del trionfo della bontà. È infatti la tenace bontà d'animo della protagonista Sulma, tetragona di fronte a qualsiasi sospetto e calunnia, ad avere alla fine la meglio sulla cognata e acerrima nemica Mistress Spencer posseduta dal demone del risentimento.17 Sulma, figlia unica di Orma, una donna di colore, e di Sir Robert Buri, proprietario terriero dell'isola caraibica della Martinique nell'arcipelago delle Piccole Antille e cugino dei fratelli Warrington, venne rapita ancora bambina da uno schiavo di suo padre per vendicarsi di un presunto torto. Lo schiavo, mosso a pietà, decise però di non abbandonare la piccola Sulma nelle acque dell'oceano ma di affidarla ad un vecchio pescatore dell'isola Barbados che la allevò come una figlia, tenendola con sé finché le sue condizioni economiche glielo permisero per poi cederla ai Warrington, una famiglia di ricchi proprietari terrieri. Sulma entrò ben presto nelle grazie di Warrington padre che la additava ad esempio alla figlia, dal carattere caparbio e orgoglioso, suscitandone la gelosia. Allontanata dall'isola, il padre le destinò una piccola proprietà in Inghilterra, convinto di piegarne l'orgoglio e di temperarne la cattiveria d'animo. A distanza di anni la figlia di Warrington rimise piede nell'isola Barbados per prendere possesso delle proprietà che il cugino Sir Robert Buri, rimasto senza eredi diretti dopo il rapimento della figlia e la morte della moglie, le aveva destinato su consiglio della stessa Sulma. Il testamento di Sir Robert Buri non escludeva però l'eventualità che la figlia fosse ancora viva: in questo caso la cugina avrebbe dovuto cederle quanto le spettava di diritto. Una volta rientrata sull'isola, la figlia di Warrington, diventata nel frattempo Mistress Spencer, volle vendicarsi di Sulma insinuando nel fratello, che l'aveva sposata in seconde nozze, il sospetto che sua moglie fosse una volgare meretrice. Due circostanze, alimentate ad arte dalla sorella, concorrevano a confermarne i sospetti: le sortite furtive della moglie che la tenevano a lungo lontana da casa, e un misterioso colloquio intercorso fra lei e il vicino di casa Sir Mortimer, durante il quale il piccolo Tobi, figlio di primo letto di Warrington, ha visto Sulma cadere ai suoi piedi e supplicarlo. L'ampio Finale primo sorprende tutti i personaggi, con la sola esclusione di Tobi, sulle tracce di Sulma nella foresta circostante. Ogar, disavvenendo ad una sua precisa disposizione, la segue a distanza per proteggerla. Warrington, deciso a vederci chiaro, trascina con sé la sorella recalcitrante. Si uniscono a loro Sir Spencer e la cameriera Fanni ma vengono bloccati. dallo scoppio di una violenta tempesta equatoriale; impauriti trovano rifugio nella cavità di un albero d'alto fusto. È qui che Sulma li incontra, infondendo loro coraggio e invitandoli a fare rientro a casa assieme a lei. Sopraggiunge Ogar il quale, tutto trafelato, racconta di aver scorto non lontano da riva una barca alle prese con la furia della tempesta, finché un'onda altissima non l'ha fatta inabissare. Sir Spencer è sicuro che si tratti della sua barca che faceva ritorno dall'isola della Martinique con il ricavato in contanti del raccolto. Sir Buri, rimasto vedovo, aveva infatti scambiato le sue proprietà sull'isola della Martinique con quelle di Sir Hope sull'isola Barbados: Sir Hope riteneva la Martinique un'isola più strategica per lo sviluppo della sua attività commerciale rispetto a quella di Barbados, Sir Robert desiderava invece trascorrere gli anni della sua vecchiaia in un luogo che non gli ricordasse la defunta moglie Orma e la figlia perduta. La violenta tempesta aveva provocato anche una gigantesca frana che aveva distrutto una delle due piantagioni di proprietà degli Spencer, quella in località Cabesterre, devastando campi, case e seminando morte fra gli schiavi. Warrington dispone che i suoi schiavi vengano inviati nella piantagione del cognato per prestare aiuto ma viene a sapere che Sulma lo ha preceduto inviandoli verso una destinazione ignota. Mistress Spencer ne approfitta per rinfocolare i sospetti di Warrington nei confronti di Sulma, accusandola di voler approfittare della drammatica circostanza per circuire anche suo marito. Ma dalla piantagione devastata di Cabesterre arriva una buona notizia: una squadra di schiavi ha prestato a titolo gratuito un aiuto determinante senza però svelare il nome del benefattore che li aveva inviati. Sir Spencer intuisce l'iniziativa di Sulma la quale, rattristata dall'incomprensione del marito e dall'ostinata ostilità della cognata, si è ritirata a piangere in un angolo remoto del giardino. Warrington la sorprende guardare intensamente e poi baciare teneramente il ritratto di una persona. Il fratello cerca di strapparle di mano il ritratto ma Sulma glielo impedisce promettendogli che solo a suo tempo gli svelerà l'identità della persona ritratta nel medaglione. Warrington, sobillato dalla sorella, è però certo che questa sia la prova decisiva dell'infedeltà e della depravazione di sua moglie e decide pertanto di licenziarla. Sulma accetta questa disposizione del marito con rassegnazione e senza portargli rancore: si allontana professando la sua innocenza, profondamente rattristata per non essere riuscita a guadagnarsi la stima della cognata e per aver perso quella del marito. Ogar, rompendo ogni indugio, difende apertamente l'assoluta innocenza di Sulma svelando i veri motivi delle sue presunte azioni 'sospette', finora sottaciuti perché la stessa Sulma gli aveva intimato il silenzio sotto giuramento. Durante le sue frequenti sortite da casa Sulma andava a prestare aiuto ad un gruppo di schiavi negri, nascosti nella foresta per sfuggire alle angherie dei loro padroni: pur di non svelare il loro nascondiglio, aveva preferito attirare su di sé i sospetti. Si era inginocchiata ai piedi del vicino di casa per impetrare la sua grazia per una schiava fuggiasca: Sir Mortimer stesso le aveva imposto il silenzio perché temeva che la diffusione della notizia di questo suo gesto di clemenza gli procurasse delle noie. Fra Sir Spencer e Sulma non c'è poi alcun equivoco sentimentale ma solo una mutua comprensione e sostegno. Sulma stessa aveva inviato gli schiavi a prestare aiuto nella piantagione di Mistress devastata dal fortunale, agendo a insaputa del marito, solo per potergli dare di persona questa notizia e acquistare così merito ai suoi occhi. Ma è la persona effigiata nel medaglione il segreto più importante di Sulma: Ogar però non ne svela l'identità perché vuole che siano suo marito e Mistress Spencer a scoprirla di persona. Sulma nel frattempo si è portata nella rada di Hell: è ormai sera e in attesa di imbarcarsi l'indomani per la Martinique, la sua isola natale, ha trovato riparo in un capanno di pescatori. È lì che Warrington la trova: pentito e pieno di vergogna ne implora il perdono. Sulma allora gli rivela che il ritratto effigiato nel medaglione che porta al collo è quello di sua madre Orma moglie di Sir Robert Buri, dei quali ha scoperto di essere la figlia solo dopo la morte di suo padre. Sulma aveva però tenuta nascosta questa verità perché non aveva alcuna mira sull'eredità di suo padre e non nutriva alcuna rivalsa nei confronti di Mistress. Avendo lei stessa suggerito a Sir Robert Buri di nominare Mistress sua erede, non voleva ora costringerla a restituirle quanto le spettava di diritto, fomentandone di conseguenza l'odio nei suoi confronti. Il ritratto di sua madre le era stato consegnato dallo stesso schiavo che l'aveva rapita: pentitosi, aveva deciso di restituirglielo dopo che per anni l'aveva tenuto nascosto nel timore che si scoprisse che era stato lui a rapirla. Warrington fa notare alla sorella che lungo la cornice del ritratto sono incise le iniziali dei genitori di Sulma e che anche il testamento fa esplicito riferimento a questo dettaglio. Ogni ragionevole dubbio è ormai fugato: Sulma è la legittima proprietaria delle piantagioni e pertanto Mistress è tenuta a restituirgliele. Sulma, pur di porre fine ad ogni ulteriore motivo di litigio, decide di lasciarle la proprietà delle sue piantagioni. Mistress, stupita e commossa, depone definitivamente ogni risentimento nei confronti della cognata. Sulma e Mistress si abbracciano e suggellano la loro amicizia scambiandosi un bacio mentre tutti festeggiano la tanto agognata riconciliazione.
Una simile trama si poneva in netto contrasto non solo con quella del dramma giocoso Amor rende sagace, ma tout court con quella di tutte le altre opere comiche rappresentate sulle scene del Palazzo Mercantile, sancendo la definitiva svolta nei gusti e negli orientamenti drammaturgici della Gesellschaft der hiesigen Tonkünstler. L' 'insostenibile leggerezza' delle trame dei drammi giocosi italiani era stata finalmente scalzata, come auspicava l'anonimo corrispondente bolzanino del Journal des Luxus und der Moden:
C'è veramente da augurarsi che ci siano sempre più pièces di questo tipo in tedesco: solo così le insensate sciocchezze italiane sparirebbero gradatamente del tutto dai nostri palcoscenici […].
Non solo le inusitate proporzioni di questo Singspiel delle durata di quattro ore, ma la netta prevalenza dell'elemento sentimentale su quello comico,18 sortirono sul pubblico bolzanino l'effetto di un autentico shock teatrale ben descritto nella recensione del von Menz:
È stato rappresentato 12 volte di seguito e benché duri ben 4 ore, ogni volta ha visto il teatro esaurito e il più delle volte strapieno. Il successo è stato realmente il più straordinario, si dovrebbe dire il più rumoroso, il più fragoroso. All'ultima replica di martedì grasso la cosa è degenerata quasi in un tumulto, e si è applaudito, battuto i piedi, urlato a squarciagola in maniera esagerata all'indirizzo delle cantanti, dei cantanti, dell'orchestra, del compositore, del librettista. […]
In una memoria manoscritta il von Menz riferisce ulteriori dettagli che se da un lato manifestano la mai sopita rivalità con la famiglia dei suoceri von Gummer, dall'altro testimoniano quanto il pubblico bolzanino fosse lontano dalle querelles estetiche e più propenso invece a identificarsi e a identificare nelle pièces teatrali rappresentate sulle scene del Palazzo Mercantile vicende e personaggi della comunità cittadina:
Anno 1796 […] Quest'opera [I falsi sospetti] ha avuto un successo generale e unanime, è stata vista e applaudita da un'insolita quantità di persone. La novità, che ha dato materia di riso, è stato il ruolo di Mistris: nel parterre si diceva apertamente che raffigurava la moglie di Joseph Gumer. […] io penso che la Gumer sia stata l'unica a disprezzare quest'opera e, a causa di questo scherno, tutto il pubblico le ha dato contro (come del resto ha pienamente meritato […] in breve tutti hanno fatto a gara per farla vergognare […].
Quando di lì a due anni, nel corso di quella che sarebbe stata l'ultima stagione settecentesca di carnevale, venne rappresentato il nuovo Singspiel di Bühler, avente per oggetto gli eventi del 1797 relativi alla lotta di liberazione dalle truppe francesi che avevano occupato la città di Bolzano, questo processo di identificazione raggiunse il suo culmine: il libretto del von Remich sviluppava infatti una riflessione critica su avvenimenti recenti che avevano coinvolto tutta la comunità cittadina.19
NOTE
Il presente saggio segue la pubblicazione sul numero di dicembre scorso della rivista Il Cristallo (LI, 2/3, 2009) del saggio del sottoscritto 1797: Der Tiroler im Franzosen = Kriege: un'anteprima della grande insorgenza hoferiana del 1809 e completa il medaglione biografico-artistico dedicato a questo compositore nel 250° della sua nascita.
1 Il presente saggio segue la pubblicazione sul numero del dicembre scorso della rivista Il Cristallo (LI, 2/3, 2009) del saggio del sottoscritto 1797: Der Tiroler im Franzosen = Kriege: un'anteprima della grande insorgenza hoferiana del 1809 e completa il medaglione biografico-artistico dedicato a questo compositore nel 250° della sua nascita.
2 Cfr. Tarcisio Chini – Giuliano Tonini, La raccolta di manoscritti e stampe musicali "Toggenburg" di Bolzano (secc. XVIII-XIX), Cataloghi di fondi musicali italiani, a cura della Società italiana di musicologia in collaborazione con il Répertoire international des sources musicales / 5, EDT/Musica, Torino 1986.
3 Cfr. Giuliano Tonini, Franz Bühler (Bihler): 1760-1823, in «Il Cristallo» a. XXX - n. 3 - 1988.
4 Il titolo della versione tedesca di questo dramma giocoso anziché sulla 'sagacia amorosa' di Bellina pone l'accento sulla figura di Ambrogio, lo sposo 'raggirato'.
5 La 'prima' moderna di Amor rende sagace nella revisione critica conforme all'originale curata da Giuliano Tonini, ebbe luogo a Bolzano nel teatro all'Haus der Kultur il 25 con replica il 27 luglio del 1991 nell'ambito della Bolzano-Estate. Cfr. Giuliano Tonini, "Bellina "pazza per amore": le ragioni di un successo mancato", in: Domenico Cimarosa "Amor rende sagace", Comune di Bolzano, Assessorato alla Cultura, Bolzano 1991, pp. 26-29; G. Tonini, Note di copertina al doppio CD della Bongiovanni di Bologna, GB 2126/27, pp. 4-8.
6 Il prezzo del biglietto d'ingresso ammontava a 21 Kreuzer. Il fiorino (Gulden) valeva 60 Kreuzer.
7 Ne fa fede la relativa ricevuta: "Das ich endes unterschribner in Namen des alldaigen Armen Instituts aus Handen seiner Gnade des hochedlgebohrnen Herren Anton v. Menz von der Opera 32 f: 9 Xer: sage zweÿ und dreÿsig Gulden neun Kreuzer bar empfangen habe bescheine. Botzen den 30. ten Xber 1795 Joseph Nauppar p: t: Almosen Kasier M. ia [manu propria]".
8 Ai due importi relativi alla vendita dei biglietti d'ingresso e dei libretti furono sommati quelli derivanti da altre voci d'entrata.
9 Nella corrispondenza non si fa cenno alcuno all'altra opera in cartellone, Amor rende sagace / Der hintergangene Bräutigam di Cimarosa, andata in scena in una versione in due atti con l'inserto di un Quintetto tratto dall'opera La modista raggiratrice di Paisiello in funzione di Finale I: un sorta di pastiche che offrì ulteriore spunto ai rilievi critici mossi in generale nei confronti dell'opera italiana.
10 Si tratta del bolzanino Anton von Remich (Bolzano, 1 ottobre 1768 – Trento, 30 marzo 1838) il quale conseguì la laurea in fisica nel 1784 con il prof. Joseph Stadler presso l'Università di Innsbruck. Oltre ai libretti dei Singspiel Die falschen Verdachte e Der Tiroler Landsturm im franzosen Kriege, è autore di testi poetici e di canti patriottici fra cui Marsch und Kriegslied der Boznerischen Tirolischen Landes- Vertheidigungs- Truppen musicato dal Bühler nel 1796 ed edito a Grätz nel 1796 (Innsbruck, Ferdinandeum, Dip. 582). Cfr. Artur Maria Scheiber, Die Südtiroler Familie von Remich, in "Der Schlern", 1950, pp. 224 – 228; Walter Schneider, Die geistes- und kulturgeschichtliche Situation der Stadt Bozen in den Jahrzehnten des Umbruchs um 1800, in AA. VV., "Bozen zur Franzosenzeit 1797 – 1814", Bolzano 1984, pp. 35 – 48.
11 Nella sapiente costruzione autocelebrativa delle sue memorie, Da Ponte liquida con drastici giudizi gli autori di questi libretti: "Non v'era infatti chi meritasse in que' tempi d'esser letto, tra tutti i poeti drammatici seri e buffi che componevano per li teatri italiani […] I Porta, i Zini, i Palomba, i Bertatti ed altri simili ciabattini teatrali, che non hanno mai saputo un principio di poesia, nonché di quelle infinite regole, leggi e cognizioni, che per fare un buon dramma s' esigono. […] Non v'era un verso, in quei miserabili pasticci, che chiudesse con vezzo, una bizzarria, un motto grazioso, che eccitasse per qualunque modo la voglia di ridere. Erano tanto ammassi di concetti insipidi, di sciocchezze, di buffonerie."
12 Nel 1791 Goethe, il quale come nessun altro intellettuale dell'epoca avvertiva le difficoltà in cui versava l'opera nazionale tedesca, aveva assunto la direzione del teatro di corte di Weimar. È noto però che Goethe era di tutt'altro avviso rispetto all'opera buffa italiana e in particolare di quella di Cimarosa di cui aveva tradotto in tedesco il libretto di un'opera. "C'è l'abitudine – scrive Goethe nel 1787 – di parlar male dei libretti d'opera italiani ripetendo senza riflettere frasi sentite da altri; sono certo facili e allegri e dai compositori e dai cantanti non pretendono altro che questi abbiano voglia di dedicarsi a loro"; e ancora nel 1798: "Ieri abbiamo ascoltato una nuova opera [Il marito disperato, libretto di G. B. Lorenzi, una delle numerose opere italiane rappresentate nel teatro di Weimar sotto la direzione di Goethe], in questa composizione Cimarosa si rivela un perfetto maestro, il testo è alla maniera italiana ed io ho osservato come sia possibile che la cosa più sciocca, persino assurda sia così felicemente collegata con la sublime bellezza estetica della musica. Tutto questo è dovuto all'umorismo, questo stesso infatti, pur non essendo poetico, è un tipo di poesia e per sua natura ci innalza al di sopra del soggetto. È così raro che il tedesco abbia un senso per questo, perché il suo filisteismo gli fa solo apprezzare ogni idiozia che presenti un'apparenza di sentimento o intelligenza umana."
13 La redazione alludeva a Goethe che "aveva iniziato a scrivere negli ultimi anni del Settecento un testo che può far pensare a un'odierna consuetudine commerciale per i film di successo: Il flauto magico parte seconda. Come si legge in una lettera al compositore Paul Wranitzky, la sua intenzione era di proseguire il libretto di Schikaneder con gli stessi personaggi, già noti agli attori, e addirittura di utilizzare gli stessi allestimenti scenografici in modo da far risparmiare la messa in scena al teatro. Di certo Goethe non aveva intenti, per così dire, di cassetta, intuì però che Mozart con il Flauto magico aveva reso l'opera tedesca definitivamente autonoma dai modelli italiani e francesi e voleva proseguire sulla stessa strada insieme ad un compositore che fosse all'altezza del compito. " Giovanni Insom, Johann Wolfgang Goethe. Sulla musica, Pordenone 1992, p. XV.
14 Il von Menz allude al 'partito' che faceva capo alla potente famiglia dei von Gummer che già in passato gli aveva creato delle difficoltà. In un appunto manoscritto del 1787 il von Menz annotava: "Alles ging in guter Ordnung, als auf einmahl Herr Neübaur von Joseph von Gumer [suocero del von Menz] aufgehezt, und wider meinen schärfesten Verbot der Jungfrau Franzl ihre Aria veränderte [...]" A margine della stagione 1789/1790 appena conclusa il von Menz annotò: "Die erste Opera, la Grotta di Trofonio, so Herr Joseph von Gumer hergegeben, hat nicht vielen Beÿfall erhalten; im Gegentheil, die zweite, l'Amor Contrastato mit allen Aplaus aufgeführt, und auch repertirt worden. Verdrüßlichkeiten sind dies Jahr keine gemacht worden außer das man anfangs suchte die Operen zu hintertreiben. Wie hier die Kleidung, das Theater, die Action und das Singen, die Opera selbst so gut, ja excellent ausgefallen, könnten die Gumerischen nichts anders thun, als dieses alles mit neiderischen Augen ansehen. " L'11 febbraio 1795, in occasione dell'arrivo in città dell'arciduca Ferdinand, di sua moglie e della figlia Lepoldina, il von Menz venne accreditato alla cerimonia di ricevimento suscitando le invidie dei von Gummer, segnatamente della "gumerischen Xantippe", in cui si deve probabilmente identificare la matrigna di Maria Anna, la moglie del von Menz.
15 L'attuale città di Brno capoluogo della regione ceca della Moravia Meridionale.
16 La copia del libretto, conservata nella raccolta Dipauli presso il Ferdinandeum di Innsbruck, è mutila del frontespizio e delle pagine 29 – 32. Nella seconda pagina compare invece l'elenco delle dramatis personae: "Sir Warrington. / Sulma, eine gebohrne Amerikanerinn, seine Gemahlinn. / Tobi, ein Knabe von 11 Jahren, Sir Warringtons Sohn. / Sir Spencer. / Mistriß Spencer, seine Frau, Sir Warringtons Schwester. / Fanni, ihr Kammermädchen. / Ogar, ein Neger, ehemals Sklave, itzt Freygelassener des Sir Warrington. " Viene menzionato l'autore della musica, "Herr Abbee Franz Bihler", ma non quello del libretto il cui nome viene taciuto sia nella corrispondenza al Brüner Journal che in quella al Journal des Luxus und der Moden in cui viene citato solo indirettamente: "Ein hiesiger Privatgönner, den ich um seiner Bescheidenheit nicht zu nahe zu treten, nicht nennen will, verfertigte den Text. " Ma il von Menz in una sua nota manoscritta del 1796 ne svela l'identità: "Hatte Herr von Remich die Güte für das hiesige Publikum einen Text für die Opera zu machen, welchen Abbè Bihler in die Musique sezte, unter den Titel, die falschen Verdachte. " Una didascalia del libretto ci informa inoltre che l'originale trama "geht vor auf der, den Engelländern gehörigen Insel Barbados, einer der Caraibischen Antillen in Westindien", la cui fonte non risulta essere di natura letteraria ma probabilmente legata alla storia dell' isola Barbados. Il nome dell'isola, sfuggita all'attenzione degli esploratori spagnoli, è di origine portoghese che vi misero piede per un breve periodo nel 1536. Furono tuttavia gli inglesi, approdati nell'isola nel 1625 ai comandi del capitano John Powell, a prenderne possesso nel nome di Giacomo I. Nel decennio compreso fra i1640 e il 1650 i coloni ristrutturarono la produzione delle piantagioni e fecero di Barbados il più importante possedimento inglese per la produzione dello zucchero. Il numero degli schiavi, importati dalla costa occidentale dell'Africa, salì drammaticamente ma le loro condizioni di vita peggiorarono. Nella seconda metà del Seicento l'isola fu teatro di diversi tentativi di ribellione da parte degli schiavi ma solo nel corso del Settecento le condizioni di vita della popolazione creola cominciarono a migliorare. Nel 1807 il Parlamento inglese abolì ufficialmente la tratta degli schiavi.
17 Rispetto alle forti personalità femminili di Sulma e di Mistress Spencer, gli altri personaggi sono sostanzialmente dei gregari. Warrington, irretito dalla sorella, non riesce a scorgere il vizio d'origine delle sue accuse nei confronti della moglie: la gelosia e l'astio che prova verso Sulma. Sir Spencer è totalmente succube della moglie, sposata più per calcolo che per vero amore, ma è anche soggiogato da Sulma che esercita su di lui un fascino tale che solo il rispetto che prova nei suoi confronti impedisce si trasformi in un'esplicita dichiarazione d'amore. La cameriera Fanni, pur non approvando il comportamento della sua padrona, non ha alternative e il suo desiderio di imbarcarsi per fare ritorno in Inghilterra è destinato a rimanere tale. Tobi, figlio di primo letto di Warrington, rimane prigioniero, nell'arco di tutto il libretto, della sua psicologia infantile. Ogar, lo schiavo di colore che deve a Sulma la libertà, è il solo personaggio capace di autonoma iniziativa. La sua ammirazione e stima per Sulma sono incondizionati e forse ne è segretamente innamorato. Un giuramento lo impegna a non svelarne i segreti di cui è depositario ma sarà proprio lui a sbloccare la situazione nel corso del lungo Finale secondo: nell'estremo tentativo di salvare la reputazione di Sulma e di impedirne l'esilio volontario, tradisce la parola che le aveva dato svelandone la vera identità.
18 Spunti di comicità macchiettistica sono rinvenibili in alcuni tratti del personaggio di Ogar, lo schiavo affrancato; nella protervia di Mistress Spencer; nella disarmante remissività di suo marito, Sir Spencer; ma soprattutto nella grottesca pusillanimità dei coniugi Spencer, di Warrington e della cameriera Fanni durante il fortunale che li sorprende nella foresta.
19 Per una puntuale analisi della drammaturgia musicale del Singspiel di Bühler, si rimanda al saggio del sottoscritto Die falschen Verdachte: analisi della drammaturgia musicale del primo atto pubblicato sul sito del Centro di cultura dell'Alto Adige: http://www.altoadigecultura.org.